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Il 25 aprile c’è sempre il sole, anche quando piove

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Il 25 aprile, giorno della festa della Liberazione, è uno dei più importanti per la nostra bella e libera Italia

È proprio vero. Il 25 aprile c’è sempre il sole anche quando piove. Da quando ne ho cognizione ho sempre pensato che il giorno della commemorazione della Liberazione dal nazifascimo sia uno dei più importanti.

Questa mattina ho chiesto a mio figlio – nove anni – cosa fosse per lui la Libertà mi ha risposto seccamente: “Non avere compiti a casa”. È chiaro che ognuno ha la sua, ma per noi italiani ha un significato diverso altissimo, importantissimo e nobilissimo.

Il 25 aprile del 1945 ha segnato la fine di una spietata dittatura in Italia, durata 20 anni. Venti anni di pensiero unico una iattura per la nostra nazione. Venti anni fatti di disuguaglianze e di libertà vietate, dove gli ariani valevano più degli altri, dove si impediva a coloro che erano di un’altra religione di studiare e di insegnare, dove i docenti erano costretti a giurare fedeltà a fascismo per insegnare. Grazie al 25 aprile si è giunti all’articolo 3 della Costituzione, l’articolo che la segna come antifascista.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Il fascismo era giusto il contrario.

Venti anni fatti di omicidi impuniti, repressioni violente del dissenso, migliaia di intellettuali imprigionati e mandati al confino o costretti all’esilio. Tutte azioni avvenute con le stesse modalità di una banda criminale. Tutte le responsabilità rivendicate nei discorsi dallo stesso Mussolini, come nel caso dell’omicidio di Matteotti, del fratelli Rosselli, di Piero Gobetti e tanti altri. Per non parlare poi del “contributo” fornito dai fascisti ai nazisti durante i rastrellamenti che hanno portato ad altre vittime innocenti.

Il 25 aprile tutto questo finì. L’Italia iniziò ad esprimersi liberamente senza timori di ritorsioni e repressioni.

La Liberazione è talmente bella che permette anche a coloro che non la celebrano per ideologia, di esprimersi liberamente. Se non fosse avvenuta, gli stessi non avrebbero permesso a chi dissentiva dalle loro idee di esprimersi: forse sarei al confino o in galera.

Lo stesso Sandro Pertini fu più volte picchiato – tra il 1924 e il 1925 – perché socialista e per “ostinarsi” a commemorare la morte di Matteotti. Finiscono la maggior parte delle disuguaglianze, su alcune dobbiamo ancora lavorare.

Alla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo hanno contribuito tutti: liberali, socialisti, cattolici, ebrei, anche giovani che non avevano una connotazione politica, ma erano stanchi di dover combattere per quelle ideologia. Vi hanno partecipato i militari.

Le lotte furono senza quartiere nelle città, sulle montagne a partire dal 8 settembre del 1943 giorno dell’armistizio. Ricordiamo le 4 giornate di Napoli dal 27 al 30 settembre del 1943. Gli alleati entrarono a Napoli il primo ottobre e in città non c’erano più truppe della Germania nazista e i fascisti si davano alla macchia.

Eppure, nonostante la partecipazione di tutti, nel 2024 questa ricorrenza istituzionale italiana risulta divisiva. Ancora si ascoltano quelli che dicono “tu si, tu no” oppure “tu sfili da un’altra parte e se ci incontriamo sono guai”: non sono altro che divisioni sterili che con la Liberazione non c’entrano nulla, anzi sono l’opposto dei valori del 25 aprile. Bisogna lavorare ancora tanto e la politica deve fare la sua parte, soprattutto bisogna ritornare a studiare.

Viva l’Italia antifascista, Viva la Liberazione, Viva il 25 aprile e Viva la Libertà

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