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Agricoltura e fotovoltaico, Presentato a Giugliano “Terra del Sole”

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Momento della Presentazione

Terra del Sole il progetto che unisce produzione di energia da impianto fotovoltaico che preserva l’agricoltura

Presentato questa mattina a Giugliano il progetto più innovativo mai sviluppato in Italia. L’evento ha visto la partecipazione del Sindaco Nicola Pirozzi, dell’Assessore alla Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo. Presenti in aula anche il deputato M5S Salvatore Micillo, Legambiente Campania, Coldiretti Campania e una rappresentanza degli agricoltori locali. Terra del Sole è un sistema agro-eco-voltaico che sorgerà nel comune di Giugliano in Campania. “Terra del Sole” questo il suo nome che evoca da solo una sorta di cambio di paradigma nella vocazione della Città da oltre 30anni associata ai rifiuti. Il progetto è il risultato del lavoro della Società NP Terra del Sole, creata da NextEnergy Capital.

L’innovazione

Il metodo è la principale innovazione del progetto “Terra del Sole” che lo rende unico in Italia. Esso è individuato nella progettazione condivisa. Il sistema agri-eco-fotovoltaico, infatti, vede la collaborazione di Coldiretti, Legambiente Campania e la società di Consulenza PSR & innovazione Campania. Ciò ha portato ad un impianto caratterizzato da un sistema non intensivo e ibrido. I terreni su cui sorgerà saranno utilizzati sia per la produzione agricola che per la produzione di energia elettrica. Questo sarà possibile attraverso inseguitori solari mono assiali, una tecnologia capace da un lato di catturare energia proveniente dal sole e dall’altra permetteranno il passaggio dei mezzi agricoli tra le file e sotto gli stessi inseguitori.

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L’impianto fotovoltaico sorgerà in località Provvidenza, La Pigna, Cinistrelli. Sarà suddiviso in due: il Campo Nord e il Cmpo Sude si svilupperà su circa 140 ettari.

La potenza dell’impianto

Avrà una potenza nominale complessiva di 86,6 Mwp. I campi su cui sorgerà sono aree utilizzate per la produzione agricola. I progettisti assicurano che questa potrà continuare integrandosi con la produzione di energia verde pulita. Il progetto prevede anche un accumulo di energia per circa 23 MW di potenza. Ma l’obiettivo è quello di produrre circa 155GWh all’anno. Tale produzione soddisfarebbe il fabbisogno energetico di 57mila famiglie in un anno. Per un territorio come quello di Giugliano sarebbe una manna. Ma tali numeri comporterebbero anche un abbattimento di anidride carbonica di circa 83mila tonnellate annue.

L’impatto sul territorio

In un conteso particolare come quello di Giugliano dove sono tante le criticità ambientali non risolte come cave, discariche abusive e autorizzate depositi di ecoballe e quant’altro i ritorni di questo progetto in termini ambientali e sociale potrebbero essere promettenti. Il progetto potrebbe rappresentare una sorta di filtro tra le aree degradate dal punto di vista ambientale ed il restante contesto circostante.

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Secondo i progettisti, infatti, vi saranno corridoi ecologici e nuovi habitat, grazie alla corretta progettazione delle aree a verde e all’inserimento di una agricoltura più sostenibile e meno dipendente della risorsa idrica. Sarebbero anche prevista la diversificazione delle specie coltivare per favorire la biodiversità.

Per coloro che sono avvezzi a questi temi tutto ciò potrebbe anche significare il recupero di quelle specie commestibili sempre più rare a causa della monocoltura intensiva. I progettisti, inoltre, assicurano che i pochi impatti generati dal cantiere saranno compensati dai benefici ambientali diretti ed indiretti.

Visivamente l’impianto non dovrebbe interferire con le aree vincolare sia paesaggisticamente che archologicamente e tutto il perimetro dovrebbe essere mitigato visivamente con specie di arbusti locali. Ciò dovrebbe migliorare significativamente i caratteri paesaggistici locali.

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Ricadute socio economiche previste

Previste inoltre importati ricadute dal punto di vista economico e sociale. Sarebbero infatti previste opportunità lavorative sia in fase di esercizio che in fase di realizzazione per almeno 30 anni. La relizzazione in fase di cantiere prevedrebbe fino a 50 occupati, mentre in quella di manutenzione fino a 30 occupati.I

A questi andrebbero aggiunti i lavoratori agricolli della parte agricola e ambientale. Ci sarebbero opportunità anche per studenti di istituti tecnici e professionali locoli e per i ricercatori cui sarà affidata la parte di monitoraggio del suolo, dei prodotti e dei processi innovativi.

Ci sarebbero, insomma, i crismi affinché il progetto possa innescare il famoso cambio di paradigma che i cittadini chiedono da anni. Impianti tecnologici poco impattanti che preservano al contempo la bellezza delle produzioni agricole.

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Per ulteriori approfondimento lasciamo la presentazione

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