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Ilaria Palomba presenta il romanzo psicologico “Brama”

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Copertina del Libro - A sinistra: Ilaria Palomba - Foto: Dino Ignani

Un romanzo crudo e a tratti crudele dalla potente carica evocativa e ricco di suggestioni letterarie e filosofiche.

Casa Editrice: Giulio Perrone Editore
Collana: Hinc
Genere: Romanzo psicologico
Pagine: 240
Prezzo: 16,00 €

“Brama” di Ilaria Palomba è un romanzo crudo, a tratti crudele, dalla potente carica evocativa e ricco di suggestioni letterarie e filosofiche. La protagonista dell’opera, Bianca, scava con compiaciuta violenza dentro di sé, e restituisce i suoi pensieri in una prima persona sfacciata e spietata, con sé stessa e con chi li leggerà.

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L’autrice presenta una storia che intreccia il passato e il presente di una giovane donna turbata, dalla mente annebbiata: Bianca ha forti crisi depressive ed è al suo terzo tentativo di suicidio.

Eppure ella si aggrappa alla vita, si ostina a resistere perché brama il possesso di un uomo che ormai non la vuole più, e che diventa il suo chiodo fisso.

Non è un caso che quest’uomo si chiami Carlo Brama: nel suo cognome c’è l’ossessione di Bianca, la sua disperata ricerca di un contatto con colui che le ha aperto le porte del suo sapere, inglobandola in un’estasi senza scampo.

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«Il desiderio è una fame atroce» afferma Bianca, che anela l’amore perché non ha mai trovato supporto e comprensione nella sua famiglia: il padre, psichiatra solitario e tormentato, l’ha tenuta lontana da sé; la madre è una donna morbosa che l’ha sempre colpevolizzata delle sue mancanze – «Lo diceva anche Deleuze, no, forse era Basagalia. Di solito è matta tutta la famiglia però loro hanno immolato me. Sì, sono la vostra martire.

Vi siete divertiti, vero? A mettere in scena il vostro osceno spettacolo di tradimenti e inganni, lettere scarlatte e minacce di morte, però se tento il suicidio davvero, la paziente psichiatrica divento io, e devo ingollarli io il topiramato, l’escitalopram, l’alprazolam».

Bianca si confessa in un soliloquio delirante; racconta del male che ha sperimentato nella sua vita e non risparmia niente e nessuno, neanche sé stessa, perché di male ne ha anche causato, consciamente, attratta masochisticamente dal fascino del dolore.

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Racconta di Carlo, che riesce a farla sentire sbagliata e fragile, e che l’ha trasformata con la sua indifferenza in un essere freddo, impassibile, quasi una morta vivente che non brama più la carne, il possesso, il tumulto del cuore.

Ilaria Palomba presenta una storia in cui i ruoli di vittima e di carnefice si confondono; anzi, ci si domanda se abbia senso individuare chi sono le vittime e chi i carnefici, perché in questo romanzo sono figure che si sciolgono l’una nell’altra e che si scambiano le maschere, in un brutale gioco di specchi.

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