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Politica

Diritto di cittadinanza: Ius Scholae, Ius Soli, lus Soli temperato e Ius Cultura

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il diritto di cittadinanza sta generando tensioni nel Governo. Da un lato Tajani che ha sposato l’idea dello Ius Scholae e Salvini che vuole tutto invariato

Lo dicono tutti serve un allargamento della base demografica degli italiani perché altrimenti potrebbe crollare il sistema previdenziale e quello sanitario.

Gli strumenti proposti per dare la cittadinanza agli immigrati che sono da anni sul territorio dello Stato ed alcuni di essi sono nati in Italia, sono lo Ius Soli, lo Ius Soli temperato, lo Ius Culturae e lo Ius Scholae.

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In particolare, Lo Ius Soli implicherebbe la cittadinanza a chiunque nasca in Italia. È la forma che vige negli Stati Uniti d’America. In Italia è garantito solo in alcune condizioni, ovvero: quando il bamabino è nato in Italia da genitori privi di cittadinanza o ignoti; il paese di provenienza impedisce la cittadinanza dei genitori.

Lo Ius Soli temperato darebbe diritto alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia solo se uno dei due genitori risiede regolarmente in Italia da un certo numero di anni.

Lo Ius Culturae fornirebbe il diritto di cittadinanza a coloro che acquisirebbero dei riferimenti culturali del paese ospitante, attraverso la scuola.

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Lo Ius Scholae darebbe diritto alla cittadinanza ai figli degli immigrati che abbiano concluso almeno un percorso di studi in Italia. Quindi anche il ciclo della scuola primaria.

Attualmenti in nel nostro Paese vige lo Ius Sanguinis, ovvero il diritto di sangue. Acquista il diritto di cittadinanza colui che sia nato da madre o da padre cittadini italiani. Esso prevede inoltre che lo straniero che sia nato in Italia, debba chiedere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di età, a condizione che abbia risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia.

È un fatto incontrovertibile che i figli degli immigrati, frequentano le nostre scuole, parlano italiano, parlano tranquillamente i nostri dialetti, sono perfettamente integrati nella nostra cultura. In utima analisi sono italiani.

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Non si può dire lo stesso per gli immigrati italiani all’estero che non hanno mai visto l’Italia, non parlano italiano, non conoscono la nostra cultura, eppure possono chiedere la cittadinanza perché i genitori sono nati Italia.

Proprio questo dibattito, seppur estivo e per molti irrilevante, sta creando una certa frizione tra i due vicepremier Antonio Tajani – favorevole allo Ius Scholae, come buona parte dell’opposizione che si divide tra quest’ultimo e lo Ius Soli – e Matteo Salvini che vorrebbe lasciare tutto invariato, aggangiandosi al fatto che l’Italia è tra gli stati europei che concede maggiore diritto di cittadinanza.

Sul diritto di cittadinanza il Governo e la maggioranza potrebbero prendere una sonora batosta se Forza Italia votasse insieme alle opposizioni. Questo starebbe generando un po’ di maretta nel governo. Del resto Tajani ha detto di voler andare avanti sullo Ius Scholae e di non accettare imposizioni.

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Anche il Ministro dell’Iterno Piantedosi (ministro in quota Lega) ha auspicato una discussione senza posizioni ideologiche.

L’ideale per l’opposizione sarebbe lo Ius Soli, ma sembra più fattibile, attuabile e forse più “votabile” lo Ius Scholae. Un provvedimento “tampone”, una soluzione che porterebbe ad ottenere la cittadinaza subito per oltre 130mila persone e una quota fissa ogni anno.

Con lo Ius Soli, invece, otterrebbero subito la cittadinanza 1,2 milioni di persone e una stima riporta un unuemro di oltre 130mila persone all’anno.

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È chiaro che l’idoeologia non può bloccare questa decisione. Prima o poi il popolo italiano ci arriverà ad una società veramente multietnica. Bisognerà solo capire come se a piccoli passi con provvedimenti come lo Ius Scholae o, dopo un buon dibattito in parlamento, con lo Ius Soli.

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