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La Rocchetta Mattei. Il sogno e la cura del Conte
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Il castello più originale d’Italia che racchiude in sé il bello del mondo
Può un sogno avere delle coordinate precise? Talvolta sì e, per una volta, non è necessario varcare i confini nazionali, ma solo quelli della coerenza. Nella valle del Reno, incastonata tra le dolci colline dell’Appennino tra Firenze e Bologna, nel comune di Grizzana Morandi, sorge un castello dal profilo così originale da sembrare irreale. E’ la “Rocchetta Mattei”, costruita a partire dal 1850, sui resti di un antico castello medievale, dal Conte Cesare Mattei, uno dei fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna, uomo politico e studioso di omeopatia.
L’incapacità di sollevare dalla sofferenza l’amata madre, durante la malattia, genera in lui un dolore così forte, prima ancora dello strazio del lutto, da indurlo ad approfondire gli studi di omeopatia: ispiratosi agli studi del medico tedesco Samuel Hahnemann, fino a delineare una metodologia tutta sua, l’elettromiopatia.
La creazione di fluidi elettrificati e di rimedi omeopatici in pillole, al limite tra alchimia ed erboristeria, condurranno Mattei, grazie anche ai suoi contatti personali e familiari, alla fama di guaritore anche oltre i confini nazionali, arrivando addirittura ad essere fornitore della Regina Vittoria e ad essere citato nel libro “I fratelli Karamàzov” di Dostoevskji.
Il conte Mattei è stato un personaggio controverso: per molti, un guaritore, generoso e visionario, per altri, un abile uomo d’affari che aveva compreso bene la gestione di un grande mezzo: il potere della suggestione.
La chimica e la medicina alternativa. Passaggio e trasformazione. Il principio di similitudine e la tecnica della condensazione.
Questi concetti sono stati di sicura ispirazione per il Conte anche nel progettare e realizzare la sua originale dimora: un condensato di stili, apparentemente incongruenti tra loro, dove ogni ambiente è per similitudine, un continuo rimando ad altri luoghi famosi del mondo.
Non importa che appartengano a periodi storici o ambiti religiosi differenti: qui, il Medioevo insegue il Rinascimento, entrambi si lasciano incantare dal Liberty e sedurre dallo stile moresco; versi inesatti del Corano si sostituiscono alle croci cristiane, in un gioco di convivenza, mai di dominio.
Un progetto disegnato in più tempi, la cui architettura simula l’andamento della vita: i traguardi e le delusioni, la fortuna e il suo opposto.
Le vette delle torri, la meraviglia dei panorami dai giardini pensili, la gravità ripida delle scale, il buio dei passaggi “segreti”: un castello con più livelli e diverse sovrapposizioni, in cui forme di animali reali, fantastici e mitologici (leoni, grifoni, arpie, pellicani, gargoyle) convivono insieme ad elementi decorativi di ispirazione esoterica, qualcuno purtroppo andato perso nel tempo, durante le vicende alterne subite dalla struttura.
Un luogo distopico, con una geografia interna priva di confini assoluti che consente un viaggio effimero attraverso le architetture delle città andaluse di Siviglia, Cordoba e Granada, sedotti dalle atmosfere del Maghreb e dagli influssi affascinanti del lontano Oriente.
Un percorso sorprendente di ininterrotti “deja-vu” dal congruo dosaggio che riescono realizzare perfino un’atmosfera labirintica da litografia di Escher. Proprio come accade in un bel sogno, ci si concede all’illusione creata dal Conte, prestandosi volontariamente ad un gioco di prestigio, più che ad un esperimento medico, in cui l’effetto placebo è un risultato altrettanto sorprendente.
Ciò che sembra marmo invece è legno; ciò che appare come il legno, in realtà è tessuto dipinto o cartapesta, come i soffitti della Cappella e della Sala Rossa : “coup de theatre”, artifici scenografici presi in prestito anche dal cinema.
La Rocchetta, per il Conte, ha rappresentato inizialmente un centro di ricerca e di esperimenti per trovare un rimedio alla vulnerabilità umana, per poi divenire il teatro di una realtà su misura, dove condurre una vita da nobile medioevale, con ricevimenti a corte con tanto di musica e saltimbanchi, fino alla sua morte.
“Io riempio il mondo di prodigi!”, affermava Mattei e, pur non riuscendo ad avverare il suo grande sogno, cioè quello di festeggiare il suo 90° compleanno insieme ad altri 89 novantenni nella sua “Sala dei Novanta”, il fascino della Rocchetta è senza dubbio, il più riuscito e immortale dei suoi prodigi.
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