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Chiostro di Santa Chiara e quell’accordo tra gli opposti
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3 anni fail
La sua costruzione parte nel 1310 ma la configurazione attuale è della metà del 1700; scampato ai bombardamenti del 1943 è uno dei pochi esempi di monastero barocco
Il 25 dicembre grande successo ha riscosso su Rai Uno il programma di Alberto Angela che ha visto come protagonista la città di Napoli.
Tra i vari siti esplorati dal presentatore, molto apprezzato è stato il chiostro delle Clarisse del Monastero di Santa Chiara.
Situato nel cuore del centro storico di Napoli tra Piazza del Gesù e Piazza San Domenico, questo spazio fa parte del complesso monumentale di Santa Chiara costruito a partire dal 1310 per volontà del re Roberto d’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca.
Si deve all’architetto D. A.Vaccaro l’aspetto attuale del chiostro che tra il 1739 e 1742, su commissione della badessa Ippolita Carmignano, apportò dei cambiamenti aggiungendo festosi rivestimenti alla struttura dando al complesso un aspetto barocco pur conservandone la struttura gotica trecentesca.
Inoltre, l’architetto napoletano realizzò due viali che intersecandosi, dividono questo luogo appartato dal caos della città in quattro settori: due con le tipiche caratteristiche dei giardini all’italiana con siepi e fontane e due, invece, destinati alla coltivazione.
Ogni settore è fiancheggiato da pilastri ottagonali maiolicati con motivi decorativi vegetali (fiori, frutta, piante) e sono collegati tra loro grazie a sedili su cui sono rappresentate, sempre con delle mattonelle maioliche, scene di vita quotidiana della città di Napoli che raccontano ciò che succedeva oltre le mura del monastero.
Lungo le quattro pareti del porticato, invece, sono presenti affreschi “più religiosi” con scene della vita dei santi, episodi dell’antico testamento e allegorie.
Scampato ai bombardamenti del 1943, oggi il chiostro maiolicato rappresenta uno dei pochi esempi di testimonianza barocca del monastero.
La straordinarietà di questo luogo, tra i più famosi e amati del patrimonio artistico della città partenopea, si deve a quella sorta di feeling e perfetta sintonia che si è venuta a creare “tra due opposti”: da una parte l’entusiasmo di colori dato dalla vivacità e briosità dalle “riggiole” variopinte che non va a scontrarsi con l’austerità tipica di un luogo di clausura ma anzi, e paradossalmente, ne esalta la bellezza senza intaccarne il suo aspetto monastico e di solenne spiritualità.
Sicuramente ora c’è un motivo in più per fare un giro nel centro storico di Napoli … tra una pizza a portafoglio, una sfogliatella e un cremoso caffè, questa passeggiata partenopea, oltre a saziare la pancia, sazierà anche gli occhi.
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