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“Il caos dentro” di Frida Kahlo: un’esperienza ad alto rischio emozionale

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Personaggio tanto geniale quanto inquieto, Frida Kahlo ebbe una vita molto travagliata soprattutto a causa di alcuni episodi che ne influenzarono l’arte

“Il caos dentro” è il titolo della mostra itinerante dedicata a quella che è considerata la più grande pittrice messicana dell’ultimo secolo, Frida Kahlo.

Nata a Coyoacán (Città del Messico) il 6 luglio 1907, è considerata, assieme al marito Diego Rivera, una delle coppie più affascinanti del mondo artistico a livello mondiale.

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Personaggio tanto geniale quanto inquieto, Frida ebbe una vita molto travagliata soprattutto a causa di alcuni episodi che, nel bene e nel male, la segnarono e ne influenzarono la sua particolare arte.

Foto: Maria Rosa Palma

Prima fu colpita da bambina dalla poliomielite che la rese claudicante alla gamba destra per tutta la vita. Poi, a soli 18 anni, mentre tornava da scuola, l’autobus su cui viaggiava fu coinvolto in un brutto incidente in seguito al quale subì varie fratture alla colonna vertebrale che non le permisero mai di portare a termine delle gravidanze. In seguito a questo triste evento, che le sconvolse il corpo e l’esistenza, Frida cominciò a dedicarsi, durante la lunga convalescenza, alla pittura.

Un altro episodio importante fu l’incontro con quello che sarà, nella gioia e nel dolore, l’uomo della sua vita, Diego Rivera, famoso pittore e muralista messicano da cui nacque un amore bello ma tormentato a causa dei tradimenti di lui e che influenzerà enormemente il percorso artistico della donna.

Questi tre episodi, uniti all’amore per la tradizione e cultura popolare del suo paese, hanno fatto nascere l’arte di Frida, frutto di un caos interiore, tormento, dolore che, anche se appartiene ad una determinata epoca e cultura, riusciamo a sentire e percepire anche nostra.

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La mostra ed il percorso sensoriale nel mondo di Frida

La mostra, partendo da un’attenta cronistoria dell’artista in cui vengono evidenziate le date più importanti della sua esistenza, continua con un percorso che, grazie la supporto della tecnologia, chiama in causa tutti i nostri sensi.

Foto: Maria Rosa Palma

Infatti, l’esposizione vuole ricostruire a 360 gradi il mondo di Frida in modo tale da permettere al visitatore di immergersi completamente nell’universo spirituale, artistico, umano dell’artista.

Questo percorso interattivo e sensoriale, durante cui si incontrano centinaia di fotografie personali, lettere, pagine di diario, abiti e gioielli ispirati al look della pittrice, ha l’intento di ricostruirne la sua quotidianità in modo tale che possiamo conoscere prima Frida, la donna, per capire poi meglio Frida, l’artista.

Ed è proprio per addentrarci sempre più in questo “caos”, che durante la mostra entriamo in alcuni ambienti ricreati – camera da letto, studio, giardino – di Casa Azul a Città del Messico, luogo tanto caro a Frida dove visse prima con la famiglia d’origine e poi col marito.

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Foto: Maria Rosa Palma

Nella ricostruzione della camera da letto sono presenti oggetti tipici della cultura messicana, quadri, fotografie ma l’arredo che la fa da padrone è sicuramente il grande letto a baldacchino fornito di specchio attraverso cui Frida riusciva a ritrarsi quando la malattia per lungo tempo la costrinse a letto.

Infatti “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”, era una frase che pronunciava spesso.

Altra stanza ricostruita è lo studio realizzato nel 1946 dove sono riprodotti lo scrittoio e la scrivania, le boccette dei colori e i pennelli, il grande cavalletto ed accanto la sua sedia a rotelle che utilizzava mentre dipingeva in quelle poche ore che la disabilità oramai le permetteva.

Giunti, infine, nel giardino della “Casa Blu”, il visitatore si trova immerso, grazie anche ad una riproduzione di suoni e colori, in un altro mondo: non è più al chiuso in un museo ma è in un luogo aperto circondata da una rigogliosa e lussureggiante vegetazione tipica di un giardino messicano e ha quella sensazione di vedere, da un momento all’altro, la padrona di casa mentre, assorta completamente davanti al suo cavalletto, crea con dolore ed intensità i suoi capolavori.

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Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa”

La grandezza di questa donna risiede, a parte nella sua produzione artistica, soprattutto nella tenacia del suo animo che le ha permesso di trasformare un limite, come può essere quello fisico, in un’opportunità. E’ un’artista che ha fatto del suo corpo il punto centrale della sua arte: è quel corpo, fonte di dolore fisico, psicologico, emotivo che non è riuscito a darle un figlio ad essere anche la fonte della sua profonda e coinvolgente ispirazione artistica.

Il dolore di Frida è talmente forte che “esce” dalle sue opere: non è più qualcosa che appartiene solo a lei ma diventa un dolore universale e chiunque si trova davanti ad una sua opera non resta immune dall’essere trascinato in questo intenso stato emozionale.

Foto: Maria Rosa Palma

Sono felice, fino a quando potrò dipingere” affermava l’artista che ha trovato nella pittura l’antidoto contro questa sua profonda angoscia che ha cercato di superare trasformandola in quell’arte che tutto il mondo conosce ed in cui si riconosce.

Prendere parte a questo evento vuol dire, quindi, vivere un’esperienza ad alto rischio di contagio emozionale da cui non bisogna difendersi ma lasciarsi contaminare ed in caso di effetti collaterali potremmo riscontrare… “Il caos dentro”.

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Tappe tour mostra (soggette a modifiche per emergenza sanitaria)

  • Fabbrica del Vapore, Milano fino al 2 maggio 2021 (sospesa per ordinanza anti-covid 19).
  • Palazzina di Caccia di Stupinigi (spostata a febbraio 2022).

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