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Lo sdoppiamento di sé

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Il conflitto tra scienza e morale: la tragedia di Jekyll

Jekyll e Hyde sono da sempre l’emblema di una personalità doppia; ancora oggi, quando si ha a che fare con qualcuno che ha un comportamento ambiguo, che privilegia un aspetto con alcuni e un altro, completamente opposto, con altri, si fa riferimento a questi due personaggi legati a doppio filo l’uno con l’altro.

La famosa storia del Dr. Jekyll, un eminente dottore, generoso ed istruito, oppresso dalla figura sinistra del perfido e deforme Mr. Hyde, ben spiega il tema della doppia personalità. Il romanzo fu composto in un periodo (1886) dominato dalle tesi di Darwin sull’evoluzione umana e dalla sua opera L’origine della specie.

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La pubblicazione di quest’opera, in cui il naturalista affermava che l’uomo discendeva dalla scimmia, provocò molto scalpore e grandi rivoluzioni nel pensiero sociale e religioso dell’epoca. L’inconscio, dall’altra parte, faceva il suo ingresso nella vita quotidiana, preparando così la strada alle teorie psicoanalitiche di Freud.

La doppia personalità è, ce ne accorgiamo alla fine del romanzo, già insita in Dr. Jekyll. Quando egli racconta la sua storia, nell’ultimo capitolo, non nasconde la sua doppia vita da giovane: una rispettabile facciata, che nasconde dei desideri passionali e sfrenati. È da questa doppia personalità che prende piede la sua esigenza di trovare un metodo scientifico che riesca a separare il lato rispettabile dell’uomo da quello animalesco.

Quest’intento, che egli maschera da conquista per l’umanità, è in realtà la realizzazione del suo sogno di vivere senza freni e senza limiti le inclinazioni malvagie che abitano in ciascun uomo pur continuando ad esibire una apparenza onesta. Ecco perché ad ogni rientro e trasformazione da Hyde in Jekyll, il rispettabile dottore si sente euforico per le sue scorribande notturne e assolutamente non in colpa per le azioni nefande del suo alter ego.

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A parte la non tanto velata critica del “compromesso vittoriano”, che permetteva qualsiasi nefandezza purché fossero salvate le apparenze, il romanzo è dominato dall’alternanza tra ciò che è rispettabile e ciò che non lo è, incarnato dai personaggi, anche minori, e dall’ambiente, come la doppia facciata della casa di Jekyll. Inoltre, c’è una crescita costante del personaggio di Hyde e una rispettiva debolezza del dottor Jekyll, che sta a rappresentare il progressivo decadimento morale del dottore in favore della malvagità gratuita di Hyde.

Non è un caso, infatti, che, ad un certo punto, Jekyll cominci a trasformarsi in Hyde senza riuscire a controllare il processo e che queste trasformazioni improvvise diventino via via sempre più frequenti.

Come in Frankenstein, anche in La strana storia di Dottor Jekyll e di Mr. Hyde ci sono diversi punti di vista. Il primo narratore, quello principale, è Mr. Utterson, un avvocato famoso, amico di Jekyll. Nella sua narrazione, tuttavia, ci sono dei buchi, in quanto il narratore non è onnisciente. A questi cosiddetti “buchi di trama” provvedono altri narratori: il primo è il dottor Lanyon, un altro amico di Jekyll, che, purtroppo, come poi si scoprirà dalla lettura della sua lettera ad Utterson, è costretto ad assistere alla trasformazione da Hyde a Jekyll e ne viene talmente sconvolto da morirne dopo solo poco tempo; il secondo narratore è Jekyll stesso, che racconta quella che potremmo chiamare la sua versione dei fatti in un’altra lettera destinata ad Utterson e che spiega tutto ciò che è rimasto insoluto e incomprensibile fino a quel momento.

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Come in William Wilson di Edgar Allan Poe, i due personaggi rappresentano i due aspetti del bene e del male, innati in ogni uomo. All’inizio della storia, la trasformazione di Jekyll in Hyde è qualcosa che si veste da conquista scientifica a favore di tutta quanta l’umanità: riuscire a staccare il lato negativo e malvagio in una persona rispettabile permetterebbe una società migliorabile e perfettibile. In realtà, però, Jekyll ha un fine egoistico, che, se non dichiarato esplicitamente, si può leggere tra le righe della sua confessione finale: godere di trasgressioni che, in altre occasioni, non gli sarebbero permesse dai conformisti dell’epoca e mantenere illibata una reputazione agli occhi degli altri, che egli stesso non è disposto a sacrificare.

Continua…

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