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Nelle Fiandre, alla scoperta di Gent, dove il Medioevo sa mettersi in luce
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11 mesi fail
Un viaggio appassionante nelle Fiandre alla scoperta di Gent dove la storia ha ancora tanto da dire e da mostrare
Confluenza di fiumi attraversati da ponti, su rive opposte di “Erbe” e di “Grano”. Incrocio di dogana per mercanti in sosta.
Depositi per le loro merci, di pietra scolpita ad arte, che si riflettono, tremolanti, su corsi d’acqua. Alternanza, nei secoli, di troni, bandiere ed eserciti, tra le mura imponenti del castello di Gravensteen. Gand in francese, Ghent in inglese, Gent in fiammingo.
La sagoma nera del leone, messa in risalto dal fondo giallo nel vessillo regionale, rappresenta visivamente il lustro ritrovato della forte identità fiamminga.
Un clima poco amichevole e un territorio difficile che, normalmente costituiscono un limite, sfruttati con resiliente intelligenza, hanno rivelato una vocazione di ingegno e manualità.
La storia del passato di Gent è un intreccio di lino e lana, quell’arte della tessitura che, intorno al 1500 l’hanno resa una florida realtà europea, più popolosa perfino di Londra, Colonia e Mosca, tanto che l’imperatore Carlo V d’Asburgo, nativo della città, affermò: “Je metterais Paris dans mon gand”, gioco di parole in francese.
Da un punto di vista turistico, la capitale Bruxelles e la meraviglia di Bruges hanno oscurato, per troppo tempo e ingiustamente, la città di Gent che è da ritenere una di quelle mete piacevoli, semplici, accessibili che regalano il piacere di un weekend tra arte e bellezza.
La statua di “San Michele” che domina il Drago è il punto di riferimento da cui si scattano le istantanee della città: sul ponte omonimo, la vista si apre sul canale del fiume Schelda, su cui si stendono il Graslei e Korenlei, le due rive opposte su cui si specchiano le case delle corporazioni dei mercanti.
Ognuna di esse, nel gioco della competizione, si distingue per forma, colore decorazioni e stemma: sedersi, per ammirarne i particolari, con i piedi penzolanti e una birra tra le mani è, al contempo, esercizio e relax.
Sempre dal ponte, in prospettiva le tre torri simbolo dello skyline medievale: la chiesa di S. Nicola, il Beffroi, torre civica alta 95 metri sovrastata dal drago dorato segnavento e la cattedrale di S. Bavone; quest’ultima, oltre a possedere uno dei pulpiti più spettacolari mai realizzati, custodisce anche il Polittico dell’”Adorazione dell’Agnello Mistico” dei fratelli Van Eyck, la cui storia ed esposizione valgono da sole una visita in città.
Qui, “andare a naso” non è solo lasciarsi portare dall’istinto della scoperta, attraversando la Korenmarkt e la Vriegdagmarkt, le più belle piazze di Gent, ma anche assaggiare i Cuberdon: si tratta di zuccherose (o meglio, stucchevoli) caramelle a forma di naso, che per la loro composizione facilmente alterabile, non possono varcare i confini del Belgio.
Il quartiere di Patershol, da vecchio e malfamato, si è trasformato nel quartiere più trendy dove, oltre a piccole gallerie di artisti e tattoo-studio, è possibile fare un giro gastronomico del mondo e perdersi nel menu delle birrerie, che qui contano fino cento etichette differenti. 10 università, tanti giovani, grande vivacità.
Nonostante conservi perfettamente il suo aspetto medievale nello stile gotico brabante (austero, ma non troppo), questa piccola città, nella regione delle Fiandre, brilla di una impressionante modernità: il grigio del cielo belga è forse l’unico colore quasi assente nei murales del “Concrete Canvas Tour”, itinerario per andare alla ricerca delle opere su cemento e in quelli della Werregarestraat, la strada dove i writer sono autorizzati a esprimere la loro coloratissima creatività.
Il presente di Gent, oggi, è una trama di libri e luci: meritano una visita, la biblioteca “De Krook”, bellissimo esempio di architettura moderna, e l’edificio in stile art nouveau della “BoekenToren” (Torre dei Libri), considerata la quarta torre della città.
Inoltre, la giusta intensità di luce, quell’equilibrio tra eccesso inquinante e difetto oscurante, frutto di un vero e proprio studio che ha portato alle luci della ribalta internazionale Gent, come destinazione meglio illuminata d’Europa, sarà ulteriormente evidenziata quest’anno, tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio, nella nuova edizione del triennale “Gent Light Festival”, in cui grandi artisti light designer, coinvolgeranno aziende locali e cittadini, in una manifestazione che esalta arte, ambiente e socialità. Un’occasione in più per scoprire la medievale città fiamminga, sotto una nuova luce.
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