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Dignità Autonome di Prostituzione: Esperienza con prole al seguito
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1 anno fail
Dignità Autonome di prostituzione al Castel Sant’Elmo. L’esperienza di un papà coraggioso
La serata è iniziata con la grossa difficoltà a trovare parcheggio, ma il Vomero è così: va percorso in lungo in largo, come una panoramica da masticare tra i denti insieme alle imprecazioni, tra vicoli e posti che si liberano alla stessa velocità con cui vengono occupati.
Ho visto una station wagon tentare di entrare in luogo di una panda: la disperazione fa fare cose inaudite. D’altronde, i garage o erano pieni o da lasciargli un rene.
Ma l’impresa di cui vi scrivo non è tanto l’essere riuscito a trovare un anfratto, a conclusione del decimo giro con tanto di sventolamento della bandiera a scacchi intorno San Martino, sede dell’evento; la follia di ieri sera è stata essere andato ad un evento di Dignità Autonome di Prostituzione, che in questi giorni è in replica al Castel Sant’Elmo a Napoli, con mia figlia di quasi due anni.
Per chi non conoscesse di cosa scrivo, aiutandomi con le parole dell’ideatore e regista, Luciano Melchionna:
“Gli attori, rigorosamente in vestaglia o giacca da camera, come prostitute, adescano e si lasciano abbordare dagli spettatori/clienti che, muniti di “dollarini”, dovranno contrattare il prezzo delle singole prestazioni, le cosiddette “pillole di piacere”, monologhi classici e contemporanei scritti perlopiù dall’autore stesso”.
Nel frattempo, mentre parte del pubblico è rapito dagli attori, una band intrattiene in piazza, al centro del cortile del castello, chi torna e chi parte dai “bordelli”.
Appena arrivati notiamo subito che io e mia moglie siamo gli unici ad aver portato la prole.
Ma ad Amalia gliel’avevo promesso: “Andremo al castello di Cenerentola dove potrai ballare tutta la serata”.
Ero già stato a un loro evento. Sapendo che io e mia moglie avremmo potuto alternarci nel badare alla bimba, che nel frattempo avrebbe ballato intrattenuta dai musicisti, ho pensato “perché no, proviamoci”.
Ad un solo incontro con due giocolieri abbiamo provato a partecipare come famiglia unita ma dopo 10 minuti in cui Amalia è stata buona buona, alla vista di piroette e manipolazioni, ha iniziato a imitarli col biberon.
Abbiamo tolto il disturbo e ci siamo concentrati sulla musica.
Non so se l’organizzazione non ha mai previsto la presenza dei bambini e se si spera che la nostra temerarietà non venga replicata, ma chi vi scrive si è divertito a vedere la figlia divertirsi.
Certo, è un’impresa nell’impresa e sicuramente perdi la massima esperienza emozionale che DAdP offre, ma ne è valsa la pena.
Una cosa che amo da sempre di Melchionna è quella di aver messo su una famiglia fatta di artisti che, forse, altrimenti avrebbero poco ascolto.
Reietti che finiscono per “prostituirsi” alla ricerca di amore.
In passato Sabba, poi Raffaele Giglio e Spaghetti Casanova, oggi il recente inserimento di Luk – per fare dei nomi – sono artisti che hanno curriculum fatto di date, premi e consensi della critica ma che spesso – soprattutto quando propongono canzoni scritte di loro pugno, quelle con cui hanno vinto premi e pubblicato album – sembrano avere passi troppo silenziosi per un grande pubblico assordato dalle solite canzoncine.
A DAdP tutti questi artisti acquisiscono Dignità, appunto. E autonomia. Perché questo, di fondo è il risultato maggiore. Riuscire a diventare liberi di fare ciò per cui si è nati e viverci.
Era questo il mondo quello che volevo mostrare con orgoglio ad Amalia. Ci vorrà tempo perché capisca.
Nel frattempo, a conclusione della serata, mentre andavamo via, alla domanda “ti sei divertita al Castello di Cenerentola?” ha risposto “shì”.
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