Politica
Cari marciapiedai, avete inteso male le nostre buone intenzioni
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4 anni fail
Sento il dovere come direttore di questo periodico di annunciare una nuova stagione di denunce e inchieste
Fin dai suoi primi istanti di vita questo giornale ha sempre deciso che una voce diversa era necessaria per poter equilibrare la vita di una cittadina così come di un intero territorio. Dare dignità di voce a coloro i quali non ne hanno e denunciare le scorribande dettate da diritti pseudo medievali che taluni personaggetti della politucola da marciapiede (ovvero #marciapiedai) è sempre stato un nostro obiettivo. Tuttavia abbiamo anche sempre dato voce a tutti, anche a quelli decisamente lontani dal nostro punto di vista. È giusto così e continuiamo a farlo in quanto reputiamo sacro in rapporto con i nostri lettori.
Non che fossimo quindi gli unici detentori della verità, Dio ce ne scansi: sarebbe fin troppo noioso, ma a (poco) torto e (molta) ragione abbiamo cercato di portare una voce che facesse da contraltare a un modo di pensare massificato anche se localizzato e per questo spesso ottuso e ridicolo, provinciale, paesanotto; netta conseguenza di tutto questo una struttura politica che fa rabbia e intenerisce al contempo perché assume inevitabilmente tratti puerili.
Il silenzio confuso con mancanza di coraggio o stanchezza
Da un po’ non ci occupiamo di nuove inchieste. Una scelta in rispetto al momento difficile. Dettata forse dalla speranza (ahimè illusoria) di poter vedere crescere lo spessore di chi ci deve guidare sotto l’inerzia di eventi duri come quello pandemico. Tuttavia devo constatare che questo silenzio da parte nostra è stato probabilmente interpretato da una parte come assuefazione, stanchezza o per giunta mancanza di coraggio; dall’altra parte invece è stato un elemento di confusione, smarrimento verso i temi che devono interessare chi non governa ma ha il compito di sorvegliare.
Tant’è che spesso sento persone parlare senza indugi nonostante siano palesemente dei semplici gregari. Messi lì dal caso più che dalle capacità, pretendono di dettare addirittura tempi e strategie senza sapere di cosa parlano; comparse che mai avrebbero avuto battute in contesti mediocri hanno voce e questa fa da cassa di risonanza all’afonia di chi dovrebbe al contrario urlare.
La responsabilità di tenere vivo il sentimento politico culturale è nostra
Non mi strapperò le vesti. Francamente non è cambiato nulla nell’agire perché “i tizi” sono sempre gli stessi da quando ho memoria. E ho 42 anni. Ma questa cosa mi infastidisce e non poco per cui sento il dovere come direttore di questo periodico di annunciare una nuova stagione di denunce e inchieste. Credo che il rispetto per il momento sia più che terminato e che si debba destare quel sentimento politico e culturale che abbiamo avuto la responsabilità di tenere vivo negli anni perché così ci è stato richiesto. E noi non ci tiriamo di certo indietro.
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