Esteri
Scambi di fuoco tra Israele e Hezbollah: il medio oriente sull’orlo del baratro
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2 mesi fail
Forti tensioni tra Israele e Hezbollah: violento confitto lungo il confine meridionale del Libano
La tensione tra Israele e Hezbollah, il gruppo sciita libanese appoggiato dall’Iran, è sfociata in un violento conflitto lungo il confine meridionale del Libano. Le forze israeliane e i miliziani di Hezbollah si sono affrontati per ore durante la notte e la mattinata con un intenso scambio di missili e bombardamenti, trasformando il cielo del Medio Oriente in uno scenario apocalittico.
Le esplosioni, gli incendi e il caos hanno scosso le città settentrionali di Israele, tra cui Haifa e la Galilea, e il sud del Libano, terrorizzando le popolazioni civili.
Secondo l’IDF (Forze di Difesa Israeliane), Israele ha colpito con forza siti di lancio e infrastrutture di Hezbollah, nel tentativo di distruggere le capacità militari del gruppo, specialmente nelle aree di confine che impediscono il rientro dei rifugiati israeliani.
Hezbollah ha risposto con attacchi missilistici verso varie località israeliane, compresa la zona industriale di Haifa e la base aerea di Ramat David.
Sebbene Hezbollah abbia affermato di aver usato nuovi tipi di missili, come i Fadi 1 e 2, Israele non ha confermato danni a strutture militari.
Nel frattempo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fornito aggiornamenti sugli ostaggi ancora detenuti a Gaza, dichiarando che, secondo le informazioni dell’intelligence, metà di essi è ancora viva. Finora, 35 dei 101 ostaggi risultano deceduti, mentre si ritiene che 33 siano ancora vivi.
Il capo di Stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ha avvertito Hezbollah che gli attacchi da parte di Israele aumenteranno finché il gruppo non “capirà il messaggio“. Le parole dure di Halevi sono state ribadite da Netanyahu, che ha dichiarato di aver inflitto “colpi che Hezbollah non immaginava”. Nonostante l’intensificazione degli scontri, Netanyahu ha cercato di placare i timori di una guerra su vasta scala con il Libano, sottolineando che non è in corso un’escalation deliberata.
Dal lato libanese, il vice leader di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, ha dichiarato che il gruppo è entrato in una nuova fase del conflitto con Israele. Durante il funerale del comandante militare Ibrahim Aqil, ucciso da un attacco israeliano, Qassem ha confermato che la “resa dei conti” è iniziata, lasciando presagire un’intensificazione delle ostilità.
Mentre il conflitto si estende, cresce la preoccupazione internazionale. L’ONU, attraverso il suo segretario generale António Guterres, ha lanciato un appello per evitare che la situazione sfugga ulteriormente di mano, avvertendo del rischio di “un’altra Gaza“. Anche la Casa Bianca ha esortato alla moderazione, dichiarando che un’ulteriore escalation non è nell’interesse di Israele.
Nel frattempo, Israele sta indagando sulla possibile morte di Yahya Sinwar, leader di Hamas, a Gaza. Sebbene non ci siano conferme definitive, alcune fonti di intelligence suggeriscono che Sinwar potrebbe essere scomparso dopo recenti attacchi israeliani, alimentando speculazioni sul suo destino.
Il conflitto tra Israele e Hezbollah è ancora in piena evoluzione e il rischio di una crisi regionale più ampia è reale, con entrambe le parti determinate a non arretrare. Tuttavia, gli appelli internazionali e le pressioni diplomatiche potrebbero influenzare le decisioni nei prossimi giorni, nel tentativo di evitare una catastrofe umanitaria su vasta scala.
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