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“Staycation”: in ferie, ma non in viaggio
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“Staycation”: La versione dolceamara del rimanere a casa
Per qualcuno, per fortuna, è una scelta. Per molti, invece no. Sono sempre tanti gli italiani che non partono, specie nel mese di agosto, da sempre considerato periodo di altissima stagione. C’è chi, durante l’anno, viaggiando molto per lavoro, preferisce trascorrere a casa le proprie ferie; oppure chi sceglie di andare all’estero in altri periodi dell’anno, magari preferendo il freddo all’afa e c’è anche chi non è disposto ad affrontare i disagi del far parte del grande esodo dei giorni più caldi del calendario estivo.
L’aumento esponenziale delle persone in movimento genera, oltre che al notevole rialzo dei prezzi, anche l’intensificarsi di fattori ostili: il traffico automobilistico, la folla, il caos che genera ritardi e peggiora la qualità dei servizi.
Purtroppo, c’è anche chi non sceglie, ma deve comunque restare a casa: quasi sempre per esigenze familiari o, molto più semplicemente, ciò accade quando il budget disponibile non coincide con il preventivo di viaggio.
Quando vacanza non fa rima con partenza, entra in gioco il concetto di resilienza che abbiamo imparato ad applicare con il propagarsi del virus del Covid-19 che ha subdolamente stravolto le vite di tutti.
E’ così che nasce la “Staycation”, dall’unione delle due parole inglesi “stay” che significa restare e “vacation” che vuol dire vacanza. Sostanzialmente si tratta di imparare ad avere una nuova visione del rimanere a casa, ponendo l’accento proprio sugli aspetti positivi, che, nel mese di agosto in particolare, non sono pochi.
Occorre concentrarsi sul significato letterale di “vacanza”: si gestisce il vuoto dalla routine quotidiana per riempirlo, senza programmi inderogabili, sulla base dell’ascolto delle necessità fisiche e mentali che in un anno di impegni lavorativi e familiari si sono senz’altro accumulati. Riposo, flessibilità e via libera alle proprie passioni.
Sconvolgere i propri orari dormendo fino a mezzogiorno e far tardi la sera, chiacchierando con gli amici oppure, al contrario, svegliarsi all’alba e approfittare del fresco del mattino per passeggiare all’aperto.
Sono lontani i tempi in cui, ad agosto, le città diventavano del tutto deserte: ciò, oltre a dimostrare che sono in tanti a restare a casa, consente proprio a chi rimane di essere turista della propria città, approfittando del fresco dei musei aperti o riscoprire la propria regione, godendosi piccoli e grandi eventi come le sagre enogastronomiche dei borghi o concerti di musica di ogni genere.
Scegliere la distanza che si intende percorrere senza stress per una mattinata in spiaggia o godersi il sole nel proprio giardino o terrazzo. E’ il cosiddetto “Dolce Far Niente” che dovrebbe attenuare “l’amaro in bocca” di chi non può decidere di partire: non l’ozio vizioso fine a se stesso, ma il profittevole equilibrio dell’aver spazio e tempo per rigenerarsi.
Rallentare, rilassarsi, respirare, dato che, quotidianamente, viviamo tutti, di corsa e in apnea. (Ri)assaporare la vita nei suoi vari aspetti, godendosi i legami: la famiglia, gli amici, il proprio pet, gli spazi della propria casa.
Allestire un pic-nic serale in giardino (vista l’afa assurda che negli ultimi due mesi ha reso invivibili gli spazi esterni in pieno giorno) o un aperitivo in balcone. Immergersi nell’acqua della piscina più vicina (magari di un lido o di qualche hotel che permette gli accessi esterni) o nella lettura, sprofondando nel sofà del salotto, al fresco dell’aria condizionata o, ancor più adatto, nel dondolo di un patio ventilato.
E, per chi proprio non si rassegna all’idea non poter vedere il bello del mondo, non resta, almeno per il momento, che cimentarsi in viaggi virtuali, ricreandone l’atmosfera a casa: preparare da soli una ricetta o ordinare un “takeaway” etnico da abbinare ad un film, alla maratona di una serie tv ambientata in quella località o un documentario sulla destinazione prescelta.
Un modo di allargare i confini della propria casa, in attesa che torni presto, anzi prestissimo, la voglia e, soprattutto, la possibilità preparare nuovamente le valigie.
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