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Cappadocia: Viaggio dagli ipogei al cuore pietroso della Turchia
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Esplorando la Cappadocia: Un viaggio magico tra caverne millenarie, mongolfiere danzanti e pietre incantate, alla scoperta di meraviglie uniche
“Nel mezzo del cammin di nostra vita”: questo è l’incipit di uno dei libri più conosciuti al mondo, che racconta di un viaggio allegorico nell’Aldilà, dall’Inferno al Paradiso, attraverso il Purgatorio.
Come quello di Dante nella “Divina Commedia”, anche questo è un fantastico viaggio verticale, in cui, oltre ad allargare gli orizzonti, si affrontano arcaiche fobie.
Destinazione: Cappadocia, regione centrale della Turchia. Oltre ad essere stata crocevia di mercanti sulla Via della Seta, essa è stata abitata da diversi popoli (Assiri, Ittiti, Persiani, Greci, Bizantini, Ottomani) che, nel corso nei secoli, hanno lasciato le loro testimonianze di culture e culti.
Per sfuggire alle persecuzioni religiose, il sottosuolo qui è stato utilizzato come rifugio temporaneo: sottoterra, sono state create vere e proprie città parallele, in particolare quella di Derinkuyu, di circa 8 livelli, scende nelle profondità per oltre 80m.
Claustrofobici labirinti multipiano, dove la vita continuava a lume di torce, in attesa di uscire a” riveder le stelle”. Sin dalla notte dei tempi, nelle condizioni di oscurità, spesso l’unica luce possibile è affidarsi alla fede.
Per continuare a praticare il culto, sono state realizzate tante chiese (se ne contano almeno 365!) scolpite nella roccia e, sulla roccia, affrescate. Nel museo a cielo aperto di Göreme, sito patrimonio Unesco, si possono scoprire le bellissime “Chiesa della Mela”, “Chiesa della Fibbia” e, su tutte, la “Chiesa Oscura”: dentro a queste meraviglie, chinare il capo, oltre che fondamentale per accedervi, è omaggio dovuto a tanta maestria (anche a quella italiana che si è occupata dei recenti lavori di restauro).
Oggi, tantissimi rifugi, soprattutto quelli in superfice privi di valore artistico, sono stati trasformati in affascinanti strutture ricettive che offrono al viaggiatore, oltre a tutti i confort, l’esperienza di poter soggiornare nelle splendide caverne anatoliche.
La Cappadocia ha offerto il suo corpo di pietra alla Natura che, lenta e inesorabile, lo ha modellato attraverso i suoi elementi: il fuoco dei vulcani, i terremoti, il fluire delle acque, l’azione invisibile dei venti sono stati gli strumenti capaci di realizzare opere così straordinarie che, alle cause scientifiche, si affianca la narrazione di fiabe e leggende.
Tufo, basalto, andesite, argilla si sommano e si sottraggono senza mai fondersi, dando vita a formazioni orografiche eccezionali. La “Valle delle Rose”, la “valle dell’Amore”, la “Valle delle Meraviglie”: questi nomi evocativi riescono solo parzialmente a descrivere le onde rosate, le candide e sinuose meringhe di roccia, i pinnacoli altissimi e il prodigioso equilibrio dei “Camini delle Fate”, simbolo indiscusso di questo angolo di mondo, dove sono i piccioni ad osservare l’arrivo inarrestabile dei viaggiatori.








Visibile da tutte le valli, è la sagoma del Castello di Uchisar, uno svettante sperone di roccia, anch’esso eroso dall’azione combinata dei venti e delle mani: un vero e proprio monumento celebrativo di questa regione su cui sventola orgogliosa la bandiera nazionale. Seppur raggiunta la vetta più alta, si va oltre. Nelle valli al buio, talmente buio che non si capisce se definirla notte fonda o mattina presto, si distinguono appena, una serie di ombre quasi sferiche. Nel silenzio, ruggiscono lingue di fuoco.
Enormi cesti di paglia si uniscono a palloni di stoffa. Con la leggerezza nel cuore e la magia negli occhi si compie il prodigio: dalla terra al cielo, in un soffio d’aria. Leggi della fisica, certo, ma per l’anima è incantesimo! Sono le famose mongolfiere della Cappadocia: offrono a chi vola, il privilegio di uno sguardo d’orizzonte unico, privo di vertigini e, a chi resta a terra a vederle fluttuare, il commovente spettacolo di un’alba indimenticabile! Infine, al contempo la meno conosciuta e la più preziosa, la pietra più incredibile di questo angolo di mondo fa bella mostra di sé, nelle vetrine delle gioiellerie, dove i mercanti ne raccontano la leggenda.
Per conquistare la più bella, volubile e capricciosa delle fanciulle di cui si era perdutamente innamorato, un sultano fece incastonare in uno splendido monile, un raro esemplare di pietra che riusciva a cambiare colore al mutare dell’umore della giovane donna.
Da allora, la Pietra del Sultano (Sultanite) è uno dei souvenir più rappresentativi di questa magica destinazione; seppur spesso ci si trova di fronte a pietre di sintesi e non a esemplari naturali molto rari e troppo costosi, poco importa: a chi ha compiuto il viaggio resteranno scolpite, come schegge nella memoria, le forme e i colori cangianti delle rocce, vere gemme preziose di questa terra fatata.
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