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Il Comune sfratta ReMida Napoli
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2 anni fail
Il comune di Napoli sfratta Remida. A rischio chiusura il Centro di riuso creativo dei materiali di scarto attivo nel Quartiere Ponticelli da oltre venti anni
Il Comune di Napoli sfratta il centro ReMida di Ponticelli, un centro che da oltre 20 anni si occupa di riuso creativo.
Mercoledi 7 settembre previsto un presidio degli operatori, volontari e beneficiari contro la decisione di Palazzo San Giacomo. L’appuntamento è alle ore 10 in via Curzio Malapare, 90 accando all’asilo nido comunlae. Lo si apprende da una nota stampa inviata in redazione
Il Centro di riuso creativo dei materiali di scarto ‘Remida Napoli’ è a rischio chiusura vista la decisione del Comune di Napoli di avviare la procedura di sgombero dell’immobile nel quartiere Ponticelli.
Da oltre venti anni, il centro ospita le numerose attività messe in campo a favore di bambini, donne e famiglie della zona orientale del capoluogo campano, e non solo.
A rendere nota la decisione dell’amministrazione comunale sono Paola Manfredi e Anna Marrone. Le due donne sono le rappresentanti dell’associazione Atelier Remida Campania che da anni gestisce il bene comunale in via Curzio Malaparte 90 a Ponticelli. L’associazione ha reso il bene uno spazio dedicato a persone di ogni età.
Dai progetti finanziati da enti nazionali alle partnership con realtà associative del terzo settore, dalla costante collaborazione con istituzioni locali, incluso il Comune, all’attivazione di processi virtuosi partendo dai materiali di scarto: Remida Napoli promuove la ricerca su questi ultimi. Ha attivato, infatti, nuovi processi educativi e formativi.
Ha creato valide, infatti, occasioni in un contesto particolarmente delicato dal punto di vista socio-economico-culturale dove, evidentemente, le opportunità scarseggiano.
Da oltre cinque anni, ad esempio, l’associazione porta avanti il laboratorio “Attaccar bottone”. Un’attività che coinvolge donne di Napoli Est, e dintorni, in un percorso di scoperta delle proprie passioni e competenze. Da questo è nata una comunità di persone che, grazie al cucito, vive momenti di socializzazione e di riscatto ormai irrinunciabili.
Ne è scaturito pertatno un nuovo progetto, S’ARTE, che si occupa dell’ideazione e realizzazione di capi d’abbigliamento con stoffe di scarto di grandi aziende. Un progetto in linea con i principi della moda sostenibile e consapevole e che ha come obiettivo la realizzazione di una sartoria stabile che dia lavoro alle donne del territorio.
Questa preziosa esperienza ha permesso di far arrivare all’importante Fiera Unica di Milano una capsule collection realizzata in collaborazione con un’università campana e un’azienda lombarda. Più di recente l’avvio di un progetto dedicato agli adolescenti in condizione di fragilità educativa da coinvolgere in diverse attività di riscoperta del sé e delle proprie potenzialità.
Remida Napoli – unico centro del Sud Italia a far parte della rete internazionale Remida – rappresenta un presidio di legalità e garantisce la cura e la bellezza di uno spazio pubblico.
«La questione dell’utilizzo della sede si è generata a conclusione di un progetto del Comune di Napoli che istituiva in città i Centri Remida». Hanno così affermato Paola Manfredi e Anna Marrone, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione Atelier Remida Campania.
«Dopo oltre dieci anni di nostre richieste alle varie amministrazioni succedutesi l’unica risposta ottenuta è la diffida di sgombero e l’attribuzione di un debito spropositato». Continaua le due responsabili.
«L’associazione ha avuto pochi e non chiarificatori contatti soltanto con gli uffici competenti cercando una interlocuzione con la parte politica che è rimasta sorda agli innumerevoli tentativi di trovare una soluzione percorribile». Hanno rimparcato la Manfredi e la Marrone.
«L’inerzia di tutti questi anni ha aggravato così la situazione di precarietà con danni enormi per la progettualità dell’associazione, per le persone che la rappresentano e per quelle che ci lavorano». Hanno ancora proseguito.
«Chiudere Remida Napoli significherebbe annullare il lavoro di anni e sottrarre al quartiere uno spazio ritenuto da tanti valido e importante». Così concludono presidente e vicepresidente dell’associazione Atelier Remida Campania.
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