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Ortiga: passato e futuro scritto sui muri del quartiere
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4 anni fail
Il racconto un quartiere storico della periferia Est di Milano dove il tempo sembra essersi fermato
Ortiga è un quartiere storico della periferia Est di Milano incastrato tra il cavalcavia Buccari, via Corelli, Lambrate e accerchiato da snodi ferroviari.
Questo quartiere, la cui origine risale tra l’800 e il 900, nasce come borgo agricolo. Infatti, il nome Ortiga deriva da “ortaglia”, cioè orti, molto diffusi in questa zona grazie alla vicinanza del fiume Lambro che rendeva fertile e coltivabili i terreni circostanti.
Successivamente, con la costruzione della ferrovia che da Milano conduceva a Treviglio, si trasforma in un borgo di operai frequentato ed abitato soprattutto da ferrovieri.
Nonostante si trovi a ridosso di una grande metropoli come Milano, ha mantenuto un’atmosfera paesana tale che Milano sembra essere molto lontana nel tempo e nello spazio.
La piazza principale ospita la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, frutto di un importante evento storico. Quando Federico Barbarossa distrusse Milano nel 1162, molti abitanti dal centro della città trovarono rifugio in questa zona periferica. Nel frattempo, questi fedeli pregarono la Madonna a cui dedicarono un semplice graffito con la speranza di poter tornare alle loro case in città.
Questo desiderato ritorno si avverrò con la pace di Costanza nel 1182 con cui si riconosceva l’autonomia di Milano: i milanesi, così, tornarono in città ma prima di andarsene vollero ringraziare la Madonna dedicandole un affresco “Madonna delle Grazie” posto proprio sopra il graffito. Così, nel lontano 1182, fu fondato il santuario, allora denominato San Faustino di Cavriano.
L’arte ad Ortiga
Non solo gli orti, ma anche l’arte ha sempre trovato qui terreno fertile: prima fu l’arte fatta di musica e canzoni grazie a vari artisti, da Enzo Jannacci (medico del quartiere) col suo personaggio che “faceva il palo, il palo, perché l’era, perché l’era il so mesté…”, a Nanni Svampa con “la Rita dell’Ortiga e la cantava la la la la la la”, che han fatto conoscere questo quartiere oltre i suoi stessi confini.
Questa tradizione artistica continua ancora oggi tanto che questo quartiere viene definito un museo a cielo aperto. Senza pagare nessun biglietto, senza fare file e a qualsiasi orario è possibile visitare un museo di arte urbana: qui i muri diventano gallerie che accolgono quadri sotto forma di murales.
Attraverso queste opere, presenti non solo su grandi muri ma anche su facciate, cavalcavia, sulle “clèr” dei negozi, i vari artisti coinvolti raccontano soprattutto il novecento milanese ma non mancano riferimenti ad un passato molto antico del borgo fino ad arrivare al 21 secolo.
I protagonisti del quartiere
Tra i tanti spicca, per i suoi colori appariscenti, il murale di via Ortica che, attraverso dei grandi fiori variopinti, rimanda ad un passato agricolo quando campi ed orti pullulavano questa zona.
Basta fare però solo poche centinaia di metri per essere catapultati in un passato più recente del borgo: i fiori e i campi scompaiono per far posto a fabbriche, industrie, snodi ferroviari e lotte dei lavoratori come narra il “muro” dedicato “Al lavoro e al movimento dei lavoratori”.
Continuando la camminata nel quartiere, si incontrano altri murales che raccontano il secolo scorso attraverso personaggi milanesi che, nel bene o nel male, si incontrarono o scontrarono con gli eventi storici del loro tempo facendone parte.
È un girovagare con la storia, che si visualizza sui muri, fatto di incontri con un passato sempre diverso che stimola il visitatore a ragionar, nel giro di pochi minuti, ora di sport, ora di legalità, ora della condizione dei lavoratori, ora di musica rap, ecc..
Infatti, qui i personaggi importanti “non se la tirano” ma sono sempre in giro per il quartiere e, passeggiando qua e là , è possibile incontrarli e farsi … è proprio il caso di dirlo … una di quelle “ chiacchierate storiche”: ecco che ora incontriamo “Il muro delle donne”, poi “Il muro della legalità”, quello “Agli antifascisti e ai deportati politici”, “Al movimento cooperativo Milanese”, “Alla musica popolare”, “Al Partigiano e al vescovo”, “Allo sport”, fino all’ultimo arrivato “Dialoghi: Rap a Milano”, opera che vuole celebrare i rapper dal 2000 ad oggi. La particolarità di quest’ultima creazione è la volontà di creare una relazione tra il “mural” e chi osserva in base alla posizione dell’osservatore.
La vita ad Ortiga
È così strano pensare che a Milano, la città dove tutto scorre così velocemente e che è lì a pochi chilometri, possa essersi conservato ancora oggi un quartiere dove il tempo sembra essersi fermato a riposare sui muri, quasi a difesa di quell’atmosfera di una volta fatta di piccole botteghe, osterie e case di ringhiera.
Quest’aria “paesana” la si respira non solo per le strade, ma anche nelle tradizionali trattorie di quartiere dove si possono gustare i sapori autentici della tradizionale cucina milanese.
Si può fare un salto alla “Balera di Ortiga”, locale storico nato nel 1896 che negli anni 60 riscosse tanto successo tra i lavoratori del quartiere diventando il loro principale posto di ritrovo.
Ancora oggi è possibile “ritrovarsi” alla balera che, nonostante siano passati tanti anni, è ancora sinonimo di aggregazione, tradizione, casa: qui tra una mangiata ed una bevuta, una ballata ed una partita a bocce, è possibile farsi delle belle chiacchierate e quattro risate in piacevole compagnia di persone appena conosciute ma già oramai di famiglia.
Sicuramente, dopo un’esperienza al quartiere Ortiga, quando sentiremo l’espressione “parlare al muro” ci scapperà un sorriso ricordando come a volte, parlare al muro, possa essere così piacevole, stimolante … e perchè no?… anche divertente!
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