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Guerra in Ucraina. Berlusconi: Da premier non sarei mai andato da Zelensky 

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Silvio Berlusconi

L’uscita di Berlusconi su Zelensky e la guerra in Ucraina ha provocato un terremoto nella maggioranza non è la prima volta che accade 

Ci risiamo, Berlusconi ritorna ad attaccare Zelensky e a rivestire i panni di “putiniano d’Italia”. Non è un segreto l’amicizia tra Putin e Berlusconi. Un fatto simile anche ad ottobre scorso. ma in seguito condannò l’aggressione. Questa volta, però, non nomina Putin, ma nomina nemmeno Zelensky, dandogli semplicemente del “signore”.

Nella polemica, tuttavia, ha trascinato la Premier Giorgia Meloni, reduce dell’incontro con gli altri leader europei. 

Berlusconi è stato durissimo. “Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto. Quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”. Così ha detto alla folla di giornalisti che lo hanno accerchiato all’uscita del seggio elettorale a Milano.  

Parole che hanno distrutto il silenzio elettorale per le regionali e hanno gelato completamente il governo e la Farnesina da un lato e infuocato le opposizioni dall’altro. 

Ha poi continuato con parole che prendono letteralmente le distanze dalla Presidente del Consiglio dei ministri: “Io a parlare con Zelensky, se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili”. 

Berlusconi non si ferma e dà consigli su come fermare la guerra. “Per arrivare alla pace, il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: «È a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina»”. Il leader di Forza Italia parla di “6, 7, 8, 9 miliardi di dollari” ma impone anche una condizione durissima “Che tu domani ordini il cessate il fuoco anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Berlusconi indica questo come l’unico modo possibile per fermare la guerra. 

Circa un’ora di panico a Palazzo Chigi ed esce una nota. “Il sostegno all’Ucraina da parte del governo italiano è saldo e convinto”, ricordando che era scritto chiaramente nel programma di governo e soprattutto “confermato in tutti i voti parlamentari della maggioranza che sostiene l’esecutivo”

Ma non basta la nota di Palazzo Chigi per stemperare la questione. Costretto ad intervenire anche un imbarazzatissimo Antonio Taiani attraverso un Tweet, mentre stranamente tace la Lega.

Qualcosa, tuttavia, era nell’aria dato che anche a Sanremo il video di Zelensky si è trasformato in messaggio per giunta letto alle due di notte. 

Il tutto capita, per giunta, in un momento dove la Premier sconta gli attriti con Macron che ha voluto un incontro ristretto con Zelensky e Giorgia Meloni subito prese le distanze perché avrebbe voluto un incontro esteso a tutta l’UE. 

La notizia rimbalza fino a Mosca e Maria Sakharova, la portavove del Ministro degli Esteri dichiara: “Non spetta a me giudicare e dare i voti a Berlusconi, queste sono cose che riguardano gli italiani. Mi limito ai fatti, e i fatti dicono che per otto anni, dal 2014, la Russia ha insistito perché fossero applicati gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina. Ma questo non era quello che l’Occidente aveva in mente”. 

Dure le opposizioni che, ringalluzzite dalla vicenda, si fanno sentire infervorate. Dal PD interviene la capogruppo al Senato Malpezzi e chiede: “Giorgia Meloni è d’accordo con le parole inquietanti pronunciate da Berlusconi? Con questi alleati di governo, la premier non si lamenti di come viene trattata in Ue”

“Ricomincia con i suoi vaneggiamenti putiniani, in totale contrasto con Ue, il governo di cui fa parte e il ministro degli Esteri che è anche espressione del suo partito”. Così invece Calenda. 

Nel frattempo, si cerca di spostare l’attenzione sul Festival di Sanremo per distrarre l’opinione pubblica che, tra l’altro in tutti i sondaggi, si mostra contro la guerra.

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