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Death to 2020, il racconto ironico degli ideatori di Black Mirror
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4 anni fail
Death to 2020, ideato da Charlie Brooker e Annabel Jones è stato pubblicato su Netflix il 27 dicembre 2020
Tecnicamente un mockumentary, cioè un documentario serio di temi dal sapore fantascientifico, Death to 2020 si mostra piuttosto come un ironico, sarcastico e polemico racconto dei fatti realmente accaduti.
E in tanti hanno pensato che il 2020 – tra incendi in Australia, risposte violente del movimento Black Lives Matter all’assasinio di George Floyd per mano della polizia americana e il Covid 19 – potesse diventare soggetto perfetto per un episodio della serie antologica Black Mirror o di qualsiasi romanzo film distopico.
E però, in un anno che ha visto anche androidi ballanti in tutto e per tutto speculari a quelli visti proprio in Black Mirror, sarebbe stato scontato se non autolesionista, da parte di Charlie Brooker e Annabel Jones, fare la bella copia di uno spavento vissuto e ancora sofferto.
Così la satira sfrontata, per nulla velata, diventa antidoto a un anno che ha dato poco spazio al riso e, soprattutto, a quello dianoetico, cioè anche pronto a riflettere sugli eventi e sulla risposta dei cittadini a certe restrizioni.
Così, Hugh Grant veste i panni di un vecchio esperto di storia, Tennyson Foss, che, ad esempio, dopo aver saputo della notizia su Boris Johnson, trovato positivo al corona virus, confessa preoccupato di non saper trovare qualcuno peggiore di lui che possa sostituirlo.
Cristin Milioti, già protagonista di un episodio di Black Mirror, Uss Callister, interpreta Kathy Flowers, una “mamma informata” – di quelle che cercano la verità su siti improbabili, come www.leveritàchenoncidicono.com.
Così come Gemma Nerrick, interpretata da Diane Morganuna, che crede a quanto le viene detto da social e tv, ma in maniera più passiva, quasi innocente, senza la spinta di proselitismo che caratterizza il personaggio della Milioti.
In Death to 2020, tutti mantengono posizioni inverosimili e, tra il serio e il faceto, mettono in piedi una satira vorticosa che trascina presidenti, politici di ogni tipo, virologi, esperti e uomini medi.
Solo Dash Bracket, giornalista del New Yorkerly News, interpretato da Samuel L. Jackson, soprattutto quando si parla della triste morte di George Floyd, affonda le unghie nella carne viva e attacca la polizia, accusata di essere tanto attenta con chi spaccia denaro falso e meno con i colleghi che uccidono impunemente.
«Ci sono voluti pochi minuti per uccidere Floyd e 4 giorni per imprigionare i suoi uccisori», dice Bracket-Jackson.
Roba che, se un solo artista o intellettuale italiano si fosse permesso di polemizzare con le forze dell’ordine, denunciando soprusi e abusi di potere, sarebbe stato mandato in esilio.
Death to 2020 non è Black Mirror, ma è quanto accade a certa satira distopica se la distopia si fa reale ed è necessario riderne per passarci sopra, per indorare la pillola e tenersi aggrappato a un briciolo di energia per buttarsi alle spalle questo anno davvero orribile.
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