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Politica

Striscione al Rummo, Pepe (Libertas): “Un fallimento collettivo. No a sanzioni simboliche, servono misure educative vere”

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Striscione al Liceo Scientifico Rummo: Pepe (Libertas) chiede provvedimenti educativi severi e responsabilizzazione

Avevo inizialmente ritenuto opportuno mantenere il silenzio, nella convinzione che la gravità dei fatti parlasse da sé. Tuttavia, il susseguirsi di interventi pubblici improntati ad un generico e superficiale richiamo alla concordia rende ormai necessario un pronunciamento chiaro e responsabile”.

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Così Alessandro Pepe, Responsabile Nazionale del Terzo Settore della Libertas interviene in merito allo striscione apparso davanti allo scientifico Rummo qualche giorno fa.

“Quanto accaduto presso il Liceo Scientifico costituisce un episodio di eccezionale gravità. Le dichiarazioni concilianti e le intenzioni riparative espresse a posteriori, pur formalmente apprezzabili, risultano insufficienti e rischiano di apparire come un tentativo di attenuazione della portata reale dell’accaduto, senza un’assunzione di responsabilità adeguata.

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L’indignazione diffusa è comprensibile e doverosa; tuttavia, desta seria preoccupazione l’orientamento verso soluzioni che sembrano configurarsi come meri interventi cosmetici, funzionali più a rasserenare le coscienze che a incidere in modo sostanziale sulle cause e sulle responsabilità.

Il contenuto e il significato dello striscione esposto – afferma Pepe – rappresentano un fallimento collettivo che coinvolge, ciascuno per la propria parte, la società civile, l’istituzione scolastica e il contesto familiare. Proprio per questo, è imprescindibile un impegno concreto e condiviso affinché simili episodi non abbiano mai più a ripetersi. 

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È necessario, almeno in questa circostanza, sottrarre l’accaduto a strumentalizzazioni politiche e a letture di parte, per concentrarsi esclusivamente sulla gravità intrinseca del gesto. Non sono sufficienti richiami formali o sanzioni simboliche, occorrono provvedimenti proporzionati, rigorosi e coerenti con la funzione educativa e sociale della scuola, i ragazzi devono ripetere l’anno per intenderci. In tale prospettiva, – dichiara Alessandro Pepe – appare discutibile il ricorso a misure meramente risarcitorie o compensative, soprattutto qualora coinvolgano associazioni o enti portatori di valori e dignità proprie, che difficilmente potrebbero considerare accettabile una riparazione di natura economica per un atto di tale portata morale e simbolica. 

È indispensabile che venga dato un segnale chiaro, i comportamenti posti in essere denotano una grave carenza sul piano della maturazione civile e umana. Pertanto, ogni valutazione disciplinare dovrà tenere conto della straordinaria rilevanza della condotta, nel rispetto delle norme vigenti e delle procedure previste.

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Parimenti, è doverosa una riflessione approfondita sulle responsabilità educative e organizzative. L’istituzione scolastica, nella sua interezza, – evidenzia ancora il responsabile nazionale – è chiamata a interrogarsi sull’efficacia del proprio ruolo formativo in relazione ai valori fondamentali del rispetto, della dignità della persona, della tolleranza e della convivenza civile, credo che essi tutti vadano rimossi e sostituiti affinchè vengano restituiti valori etici credibili nell’istituto. La società non può né minimizzare né relativizzare quanto accaduto. Ogni individuo porta con sé una storia personale che non è conoscibile dall’esterno e che merita, in ogni caso, rispetto. Gesti di questo tipo producono conseguenze che possono manifestarsi anche nel lungo periodo e che non possono essere ignorate”.

Conclude Alessandro Pepe: “Gli autori del gesto dovranno essere accompagnati in un percorso di responsabilizzazione serio e strutturato, tipo lavori socialmente utili, eventualmente attraverso attività formative finalizzate alla piena comprensione della gravità dell’atto compiuto e alla reale assunzione di responsabilità. È altresì ragionevole che gli oneri conseguenti a tali percorsi non ricadano sulla collettività, ma siano sostenuti dalle famiglie, nell’ambito di un quadro normativo e procedurale chiaro. Solo attraverso decisioni ferme, coerenti e realmente educative – conclude Pepe – sarà possibile restituire credibilità alle istituzioni e riaffermare quei valori fondamentali che costituiscono il presupposto imprescindibile della convivenza civile”.

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