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Bologna, Ultima Generazione : Bloccato il tour de france in sostegno ai giovani palestinesi

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Bologna

Bologna, Ultima Generazione: Contro lo sportwhasing dell’ Israel Premier Tech, la squadra israeliana che partecipa al Tuor  

Questo pomeriggio, durante la tappa del Tour de France che ha toccato Bologna, cinque persone aderenti alla campagna Fondo Riparazione di Ultima Generazione, hanno occupato la strada sotto il ponte della stazione Mazzini, sedendosi, incatenandosi tra loro e versandosi addosso e al suolo della vernice rossa, a simboleggiare il sangue di chi in questo momento sta morendo in Palestina, ucciso dall’ IDF (Israel defence force, l’esercito israeliano) e dalla complicità dei governi occidentali, come il governo italiano.

Nel frattempo, persone dell’organizzazione dei Giovani Palestinesi hanno calato dal ponte uno striscione con scritto “Long live palestinian resistance/ globalizetheintifada /freegaza”, mentre altre hanno sventolato bandiere palestinesi al traguardo.

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Le persone che hanno effettuato il blocco sono state rimosse dalla polizia e poste in stato di fermo in attesa di essere denunciate

“L’azione di oggi si inserisce nella campagna #STRADA CHIUSA AL GENOCIDIO contro lo sport washing e il tentativo dell’entità genocida sionista di maschera i suoi crimini.

Da alcuni anni lo spettacolo del ciclismo è macchiato dal sangue della Israel-Premier Tech.

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Quello che dovrebbe essere un momento di festa e partecipazione popolare è diventato uno strumento di propaganda e brandizzazione per chi da più di 76 anni occupa la terra di un altro popolo e fa un utilizzo sistematico della pulizia etnica della popolazione palestinese.

Non possiamo accettare che davanti ad un genocidio, a 40 mila palestinesi assassinati da Israele e a più di 1 milione di profughi l’Unione Ciclistica Internazionale e gli organizzatori del Tour de France continuino a far partecipare alle competizioni internazionali una squadra israeliana. L’ennesimo doppio standard occidentale visto che dal 2022 alle squadre russe e bielorusse è stata negata la licenza UCI.

Ci auguriamo che azioni come quelle di oggi siano ripetute in tutte le tappe del Tour fino a Marsiglia.” dichiarazione di Andrea dei giovani palestinesi

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NON C’E’ SPAZIO PER IL GENOCIDIO NELLO SPORT.

Le gare sportive non sono solo competizione, ma dovrebbe anche essere l’occasione per rinsaldare i rapporti di amicizia e solidarietà tra popoli e nazioni. In alcuni casi però queste competizioni diventano delle vetrine che, sotto la rappresentazione della competizione sportiva, nascondono una realtà di sopraffazione e sterminio.

Questo è il caso della Israel Premier Tech, squadra ciclistica dello stato israeliano, tra le partecipanti al Tuor the France.

Israele è uno stato impegnato in una campagna di genocidio; mentre gli sportivi israeliani possono allenarsi e partecipare alle gare in tutto il mondo, gli sportivi palestinesi sono impegnati a sopravvivere.

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Mentre gli atleti israeliani possono partecipare e prepararsi alle varie competizioni sportive, gli atleti palestinesi vengono mutilati o muoiono sotto le bombe o per mancanza di cure.

Alaa Al Dali era tra le maggiori promesse di ciclismo a Gaza.

A soli 21 anni era pronto a rappresentare la Palestina ai Giochi asiatici del 2018.

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Lo stesso anno venne colpito da un cecchino ad una gamba che fu successivamente amputata. Non è un caso che la Palestina conta numerosi giocatori nella propria nazionale di calcio per atleti con disabilità agli arti.

Questo perché, per evitare di avere una rappresentanza sportiva gli atleti più in vista come Alaa vengono colpiti alle gambe con specifici proiettili a farfalla, che non possono essere rimossi, rendendo necessaria l’amputazione dell’arto.

E quando non basta colpire le gambe e il cuore degli atleti gazawi, il regime israeliano colpendo gli ospedali di Gaza rende impossibile ricevere cure adeguate.

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E’ il caso di Majed Abu Marhaeel il primo corridore palestinese a disputare una gara olimpica nel 1996 ad Atlanta, morto di insufficienza renale in un campo profughi per mancanza di cure adeguate (succede quando gli ospedali vengono distrutti e mancano medicine e attrezzature). Majed era uno dei circa 1500 palestinesi a Gaza con insufficienza renale che, come conseguenza dei bombardamenti mirati agli ospedali nella striscia, si ritrovano a rischio di vita.

LE RESPONSABILITA’ DELL’ITALIA

Nelle ultime settimane la Spagna ha ufficialmente preso parte nel condannare ufficialmente Israele per il genocidio in atto sostenendo la causa portata avanti dalla corte internazionale di giustizia.

L’Italia invece, che per la Costituzione ripudia la guerra, è alleata con Israele e non ha mai smesso di inviare armi Made in Italy che uccidono civili palestinesi.

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Secondo la Relazione al Parlamento, le dieci aziende che nel 2023 hanno importato materiale militare da Israele sono: Elettronica, Era Electronic Systems, Gelco, Leonardo, MBDA, Milexia, RWM Italia, Simecon, Simmel Difesa, Telespazio. L’importo complessivo è di 46,4 milioni di euro, molto di più (+76%) rispetto a quanto risulta esportato nello stesso anno.

In Italia, il movimento Palestina Libera chiede al governo italiano il rispetto dell’Articolo 11 della Costituzione italiana. Chiediamo inoltre ai diretti responsabili, l’osservazione ed il rispetto della Legge 185/90 (articoli 27 e 27bis), per quanto riguarda il rispetto delle norme che vigono sull’attività bancaria e sui finanziamenti di guerra, ovvero l’assicurarsi che le imprese che operano all’interno della loro giurisdizione si impegnino a implementare procedure di verifica per prevenire violazioni dei diritti umani.

Chiediamo inoltre al Governo Italiano l’immediato ritiro del nostro sostegno politico e lo stop dell’invio di armi, che è stato dimostrato non si è mai interrotto, all’esercito israeliano.

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CHIEDIAMO UN FONDO RIPARAZIONE

Dinanzi al dramma degli eventi climatici estremi, dramma totalmente ignorato da questo governo, gridiamo con ancora più forza la nostra richiesta di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato.

I soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, delle enormi spese della politica e delle sempre più ingenti spese militari.

Questo Governo, come i precedenti, non ha alcuna intenzione di affrontare i problemi strutturali alla base della crisi ecologica e sociale in corso.

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