Esteri
Ilaria Salis rischia 11 anni di carcere a Budapest
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Ilaria Salis, attivista antifascista, si proclama innocente nel processo a Budapest: rischio 11 anni di carcere per presunta aggressione
Ilaria Salis, militante antifascista italiana di 39 anni, è al centro di un controverso processo a Budapest, accusata di aver aggredito due estremisti di destra. Il processo, aperto e successivamente aggiornato al 24 maggio, ha visto Salis dichiararsi non colpevole, mentre il suo stato in aula ha sollevato gravi preoccupazioni.
Durante la prima udienza, l’avvocato italiano di Salis, Eugenio Losco, ha espresso sgomento per le condizioni della sua assistita, descritte come “shoccanti”. Salis è stata presentata in aula con manette e catene, suscitando indignazione per quella che è stata definita una grave violazione della normativa europea.
Amnesty International Italia è intervenuta, scrivendo a diverse figure chiave del governo italiano e all’ambasciatore italiano in Ungheria, sollevando serie preoccupazioni sulla situazione di Ilaria Salis. L’organizzazione ha evidenziato le condizioni degradanti di detenzione e la mancanza di traduzione degli atti processuali, sottolineando la violazione del diritto a un processo equo, universalmente riconosciuto.
Inoltre, Amnesty International Italia ha sottolineato come le richieste dei legali di Salis, per svolgere le misure cautelari nel suo stato di residenza in conformità con la Decisione quadro 2009/829/GAI del Consiglio, siano state respinte dalla magistratura ungherese, senza il supporto dell’ambasciata italiana.
L’organizzazione ha chiesto al governo italiano, guidato da Meloni, di prendere ogni azione possibile per garantire i diritti fondamentali di Ilaria Salis e di rispondere rapidamente alle richieste dei legali e della famiglia, affinché sia possibile un processo in Italia.
Questo caso solleva importanti questioni sui diritti umani e potrebbe avere impatti significativi sull’immagine dell’Ungheria a livello internazionale, richiamando l’attenzione su presunte violazioni e generando una discussione più ampia sul trattamento dei detenuti e il rispetto dei diritti civili nel paese.
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