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“L’oro del folle”, Daniel Lunardi presenta il romanzo
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L’oro del folle è un avvincente romando di Daniel Lunardi che si ispira alla vita del conquistador Hernàn Cortès
Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo
Collana: Nuove voci – Imago
Genere: Narrativa storica
Pagine: 106
Prezzo: 9,90 €
“L’oro del folle” di Daniel Lunardi è un avvincente romanzo ispirato dalla figura di un uomo realmente esistito. Si tratta di Hernán Cortés, il famoso condottiero spagnolo del XV secolo, che conquistò il Messico e riuscì a sottomettere l’Impero Azteco, dopo una lunga campagna iniziata nel 1519 che ha provocato prima la caduta del temuto e crudele tiranno Montezuma II e poi del fiero Cuauhtemoc, che era diventato il nuovo imperatore di Tenochtitlan.
L’autore ci racconta la storia di Hernán Cortés a partire dal suo diciottesimo anno d’età. Lo incontriamo quando è ancora in Spagna, tormentato dall’ossessione di raggiungere il “Nuovo Mondo” e di realizzare tutti i suoi sogni di potere e di ricchezza.
Dalle parole dell’autore contenute nella prefazione all’opera: «Queste narrate sono le vicende di un uomo. Forse una bestia. Forse un pazzo. Uno dei peggiori esseri umani che siano mai esistiti sulla faccia del pianeta. Una persona che non si fermò davanti a nulla pur di raggiungere i suoi obiettivi; la cui cieca ambizione segnò le sorti di un intero popolo. La sua fu una volontà incrollabile a prescindere dalle schiaccianti avversità, perché abbastanza forte da piegare la vita stessa nella sua stretta. Egli fu uno spietato condottiero, o forse solo un cieco ignorante di fronte alla gravità di ciò che portò a compimento. La storia narra versioni diverse della stessa pila di atti imperdonabili, dove la civiltà annienta la storia delle persone e la rende malleabile. Una sola anima spietata fece l’impensabile, si spinse oltre i limiti del consentito ed ebbe successo dove altri avrebbero fallito».
È un’introduzione forte, che ricalca perfettamente lo stile del romanzo. Daniel Lunardi, infatti, restituisce senza filtri le sanguinarie azioni del protagonista, mostrando l’efferatezza che caratterizzò le sue campagne militari, le superstizioni e i riti violenti del popolo azteco e la follia di un uomo che ha sacrificato la sua anima, oltre a molte vittime più o meno innocenti, per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi.
Hernán Cortés fu un uomo tanto intelligente quanto disumano, tanto coraggioso quanto meschino. Ci si domanda se fosse davvero consapevole del male che aveva causato o se l’ossessione di accumulare ricchezze e gloria non l’abbia reso folle e sconsiderato.
Nell’affascinante finale dell’opera abbiamo forse una risposta, anche se è solo una ipotetica versione scaturita dalla fantasia dell’autore. Hernán Cortés era cosciente di essere un mostro, e di quelli della peggior specie perché si nascondono dietro una illusoria maschera di umanità.
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