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Stefania Surace: Un talento pulito tra i panni sporchi
Pubblicato
5 anni fail
In continuo equilibrio sulle rovine, con la sensazione di essere sempre fuori luogo, in Panni Sporchi di Stefania Surace si vive di rinunce e perdite.
L’adolescenza è per alcuni un macigno sulla schiena.
Lentamente e a fatica si sale il pendio con addosso l’ansia di dover dare conto alle aspettative di famiglia e società.
Lungo il tragitto, nel tentativo di arrivare alla cima, per economizzare le forze, si lasciano alle spalle passioni, amicizie e, il più delle volte, qualche idealuzzo.
Essere se stessi è un guaio.
Panni sporchi di Stefania Surace, per Dante & Descartes, è un bel racconto in cui una ragazza di un piccolo paesino calabrese va alla continua ricerca di sé, in un mondo dove reale e irreale si mescolano, contribuendo a rendere ancora più incerto il percorso.
In sottofondo un pianoforte, un brano di Mendelssohn e una passione che scivola tra le dita.
La protagonista di Panni Sporchi vive di rinunce e perdite. In continuo equilibrio sulle rovine, con la sensazione di essere sempre fuori luogo. Con gli altri e con se stessi.
Lavinia, l’amica dell’adolescenza, ha una vita complicata e strana, eppure più interessante.
Distante dalla madre, incompresa dal padre che non sa proteggerla, né amarla, oltre le apparenze di genere, si aggira nel mondo cieca e senza appigli, come il gattino ritrovato in un cantiere mezzo abbandonato, vittima dai soprusi dei bambini di un orfanotrofio: metafora nella metafora: si procede a passi lenti, pieni di cicatrici, al buio, ancora nel bel mezzo della catastrofe.
Eppure destinati, prima o poi, a trovare braccia pronte ad accoglierti. Per ciò che sei e nonostante i tuoi limiti.
Stefania Surace sovrappone abilmente simboli e significati, sogni e incubi, passioni e restrizioni. Tesse il filo, stringe il nodo, restaurando la corda, rinnovando il gioco del trapezista/umanità che impara a starsene in equilibrio, tra nausea e smarrimento.
Due esempi:
l’abitudine di Lavinia di nascondere i propri quadri all’interno di una nicchia al cimitero, per nasconderli alla pazzia distruttrice della madre, e la microstoria onirica in cui un giardiniere insiste a trasformare un pino in un abete.
La Surace è un talento puro. Sa scrivere e raccontare lo smarrimento.
Universalizza un sentimento individuale e ci offre la possibilità di fare i conti col ricordo della nostra adolescenza.
Consigliato a chi, coi panni sporchi, ci fa i conti da sempre, a chi li nasconde e chi ne fa un motivo di vanto.
Consigliato a tutti.
L’autrice è anche musicista.
Di seguito il suo sito personale e dove acquistare il romanzo.
www.stefaniasurace.it
https://www.ibs.it/panni-sporchi-libro-stefania-surace/e/9788861571631
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