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Dalle gazzette alla stampa moderna: un viaggio nella storia del giornalismo

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Dalla comunicazione primitiva alla nascita della stampa moderna

Dagli albori dell’umanità, l’uomo ha sentito la necessità di lasciare una traccia di sé ai posteri, un avvertimento, una notizia da tramandare ad altri esseri umani. Se nella preistoria si trattava di avvisare i simili della presenza di un nemico o di prede, con il tempo la funzione si è evoluta, soprattutto grazie alle opere degli storiografi delle civiltà antiche. Ad esempio, Tucidide, con la sua Guerra del Peloponneso, potrebbe essere definito quasi un antesignano del corrispondente di guerra, così come vale la pena ricordare Cesare con le sue opere De bello gallico e De bello civili. Di tutt’altro argomento, ma non per questo meno importante, furono invece le Efemeridi reali, un diario della vita privata e di corte di Alessandro Magno.

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Nell’antica Roma, invece, oltre alle opere di guerra, ritroviamo anche le cronache degli eventi più importanti, redatti su tavole bianche ed esposte nei luoghi pubblici: si trattava, da un lato, degli Annales maximi, scritti dal pontefice massimo, e degli Acta senatus, i verbali relativi alle discussioni avvenute in Senato, e gli Acta diurna, dall’altro, raccolte di eventi relativi alla vita privata, come nascite, matrimoni, e simili, e della vita ufficiale dell’Impero, come i decreti.

Nel Medioevo, le comunicazioni ufficiali e private cominciarono ad avvenire solo oralmente, anche se la comparsa di annali e cronache, sulla falsariga di quelli precedenti, in un certo senso non lasciò un vuoto nella tradizione degli atti. Fu solo con l’intensificarsi dei commerci internazionali, nel XIII secolo, che le notizie cominciarono a viaggiare in forma scritta, tramite lettere d’avviso trasportate con veri e propri corrieri postali.

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Con l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg nel Cinquecento, la cultura conobbe un impeto ed un’accelerazione incredibili: libri e fogli potevano essere finalmente stampati in varie copie, con un abbattimento dei costi formidabile e, quindi, con la garanzia di un accesso per tutti gli strati sociali, grazie alla nascita di diverse stamperie e tipografie nelle più importanti città europee. Ma fu con la rivoluzione di Aldo Manuzio, che sostituì il carattere gotico di Gutenberg con quello latino, che nacque il corsivo e, con esso, le gazzette. Queste erano dei fogli, non più anonimi, di formato piccolo e di circa quattro pagine su cui la Repubblica di Venezia pubblicava annunci ufficiali sulla crisi con l’impero turco. Esse rappresentarono una pietra miliare nell’evoluzione del giornalismo; il nome “gazzetta”, infatti, da una parte fu utilizzato perché queste pubblicazioni costavano una gazeta, moneta veneziana di poco valore, e, dall’altro, ancora oggi identifica un giornale periodico in cui vengono pubblicate le notizie che devono essere note in una città o in uno stato (basti pensare alla “Gazzetta Ufficiale”).

Accanto alle gazzette, che ormai erano diffuse in tutta Europa, nel corso del Seicento apparvero i primi fogli con notizie internazionali. Le informazioni che vi erano pubblicate non erano più relative solo ad eventi eccezionali o di affari, ma spaziavano in ambiti legati alla vita di tutti i giorni che potevano destare l’interesse dei lettori. Parallelamente, nacquero anche i giornali letterari quali, ad esempio, The Review di Daniel Defoe o l’Examiner di Jonathan Swift, e The Tatler di Joseph Steele e The Spectator di Joseph Addison nel Regno Unito. In Italia, questo modello fu ripreso da La gazzetta veneta e da La frusta letteraria e soprattutto da Il caffè dei fratelli Alessandro e Pietro Verri e Cesaria Beccaria. Il periodico fingeva di essere ambientato in una bottega del caffè milanese ed aveva come scopo la divulgazione del sapere, sulla scia della Encyclopédie francese.

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Il primo quotidiano nacque in Inghilterra, grazie all’abolizione del Licensing Act a fine XVII secolo; il Daily Courant era diretto da Samuel Buckley e rispondeva alle famose “5W”, che divennero poi la base del giornalismo moderno: who, what, where, when, why, cioè chi, cosa, dove, quando e perché. Il Settecento è il secolo della grande esplosione dei giornali e delle legislazioni a supporto della libertà di stampa: dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti nel 1776 al primo emendamento della Costituzione nel 1791, dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo in Francia nel 1789 al Libel Act del 1702. Nell’Ottocento, infine, negli Stati Uniti, avvengono due innovazioni fondamentali: la nascita della penny press, cioè un giornale al prezzo irrisorio di un solo penny, che permette una diffusione del giornale anche alla media e piccola borghesia, e la nascita della prima grande agenzia di stampa, la Associated Press, che vende i suoi dispacci a diversi giornali, costruendo le notizie nella maniera più neutrale possibile in modo da soddisfare le esigenze di vari orientamenti politici.     

Da allora, il giornalismo, per la sua grande influenza, è diventato il “quarto potere”, così come lo aveva definito già Edmund Burke nel XVIII secolo.

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