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Cronaca

Attentato al Consolato greco a Napoli: un arresto

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Attentato consolato greco a napoli

Attentato al Consolato onorario greco a Napoli. L’indagato avrebbe confezionato e piazzato un ordigno auto costruito. In identificazione il complice

Attentato al Consolato onorario greco a Napoli. All’alba che all’alba di oggi la Polizia di Stato di Stato di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ad emettere il provvedimento il GIP del capoluogo campano su richiesta della locale Procura della Repubblica. A finire in carcere per effetto della misura un giovane appartenente alla galassia anarco-insurrezionalista partenopea.

Le indagini dei poliziotti della Digos hanno permesso di accertare che il giovane è gravemente indiziato dei delitti previsti dagli articoli 110, 280bis del codice penale. Ancora articoli 1, 2 e 4 legge 895 del 1967 e successive modifiche nonché articolo 270bis comma 1 codice penale. L’indagato avrebbe realizzato il 4 marzo 2021, insieme ad un complice, l’attentato nei confronti del Consolato Onorario di Grecia in Corso Vittorio Emanuele, 86. Avrebbe utilizzato utilizzando un ordigno di tipo improvvisato e di illegale fabbricazione. Esso è composto da un artificio pirotecnico esplodente denominato “RAMBO”, assemblato, mediante carta gommata, ad una bomboletta spray di deodorante Dove. Al momento della deflagrazione aveva causato conseguenze sia dirompenti che incendiarie.

A suo carico anche l’aggravante di aver “agito per finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico ed in particolare allo scopo di destabilizzare le istituzioni della Grecia e di costringere le stesse a modificare od astenersi con riferimento a decisioni attinenti al trattamento carcerario dei soggetti condannati per delitti in materia di terrorismo”.

Ancora – secondo gli inquirenti – è gravemente indiziato del delitto previsto dall’art.270quinquies c.p. perché, fuori dai casi di cui all’articolo 270bis. Il giovane si sarebbe auto addestrato, avendo acquisito anche autonomamente, attraverso la rete internet ed i social, “istruzioni sulla preparazione o sull’uso di materiali esplosivi, armi da fuoco o di altre armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose”. Secondo la Procura – avrebbe acquisito “ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero il sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico ed in particolare allo scopo di destabilizzare le istituzioni della Grecia e di costringere le stesse a modificare od astenersi con riferimento a decisioni attinenti al trattamento carcerario dei soggetti condannati per delitti in materia di terrorismo”. L’indagato avrebbe posto quindi in essere comportamenti univocamente finalizzati alla commissione delle condotte di cui all’articolo 270sexies, in particolare in concorso con persone da identificare, illegalmente “deteneva e portava in luogo pubblico un ordigno esplosivo denominato Rambo, assemblato, mediante carta gommata, ad una bomboletta spray di deodorante Dove”.

Secondo quanto riporta la comunicazione della Procura di Napoli, l’attentato, anche se mai rivendicato, “appariva immediatamente riconducibile alla galassia anarco insurrezionalista sia per le modalità di svolgimento e la tipologia dell’ordigno utilizzato”. Le motivazioni sarebbero da ricondurre all’esistenza, in quel periodo, “di una campagna anarchica di solidarietà internazionale nei confronti di Dimitris Koufondinas, ex membro del sodalizio terroristico greco “17 novembre”, detenuto presso le carceri greche in sciopero della fame”.

L’attività investigativa ha permesso di individuare l’indagato – che avrebbe agito con un complice non ancora identificato – attraverso le immagini delle videocamere, accertamenti eseguiti presso la Sezione Indagini elettroniche e tecniche di indagini tradizionali. Fondamentali anche le analisi del traffico telefonico. Tutto ciò avrebbe anche permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato. L’uomo sarebbe giiunto presso la seda diplomatica sempre con una mascherina a copertura del naso e della bocca. Secondo Quanto riporta la comunicazione della Procura, l’indagato è il complice avrebbero sempre indossato indumenti di copertura totalmente neri. Il fine quello non essere individuati dalle forze dell’ordine.

Gli inquirenti hanno inoltre rinvenuto gran parte dell’abbigliamento indossato dall’indagato a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita il 26 maggio 2020. In quell’occasione sequestrato anche uno smartphone. Dall’analisi del dispositivo sarebbe emerso materiale informativo in materia di armi ed esplosivi e il relativo confezionamento. Trovato, inoltre, numerso materiale anarchico. Gli inquirenti lo hanno reputato significativo per delineare la pericolosità dell’indagato e la sua attività di addestramento.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari. Contro di essa sono ammessi i mezzi di impugnazione. Il destinatario della stessa è una persona sottoposta ad indagini e quindi presunto innocente fino alla sentenza definitiva.

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