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Esteri

Brexit lontana dalla fine, ma in Scozia soffiano forti venti indipendentisti

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foto stefano virgili

In Inghilterra hanno vinto i Tories, ma in Scozia resta forte lo SNP di Nicola Sturgeon che farà di tutto per un nuovo referendum per l’indipendenza.

A meno di un mese esatto, il Regno Unito lascerà l’Unione Europea come stato deciso nel referendum tenutosi a giugno nel 2016, nonostante il tempo passato in questi 3 anni si è ben lontani dal mettere la parola fine alla vicenda “Brexit”.

Se da un lato i sostenitori del leave (coloro che le ragioni di lasciare la UE) sono ottimisti sugli scenari futuri che la nazione sta per attraversare, non sono da meno le preoccupazioni di chi, nonostante il risultato del 52% corrispondente a 17.4 milioni di elettori, si è sempre battuto per il remain (coloro che sostengono le ragioni di restare nella UE) in quanto le variabili in gioco e le incognite di un futuro migliore sono troppe ed incredibilmente imprevedibili.

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Dalle ultime elezioni tenutesi nel paese lo scorso dicembre 2019 il quadro emergente è quello di un paese profondamente diviso.

Se, infatti, si buon ben dire che l’attuale leader dei conservatori Boris Johnson abbia vinto di misura in Inghilterra, in altri paesi facente parte dell’unione come ad esempio Irlanda del nord e Scozia sono prevalsi partiti filoeuropeisti come lo Scottish National Party (SNP) ed altri patiti tra cui il partito di sinistra repubblicano Sinn Fein.

Parlando della situazione scozzese, Nicola Sturgeon, forte dei suoi risultati alle scorse elezioni (48/59 seggi con un incremento di 13), porta a casa un risultato strabiliante per il partito mai visto prima ed ha annunciato che farà di tutto affinché si tenga un secondo referendum sull’indipendenza del paese da Westminister sede del potere britannico.

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Le preoccupazioni della Scozia sono serie e notevoli. Il paese, infatti, ha una forte tradizione europeista in particolare le aziende scozzesi vedono nel mercato unico un’immensa opportunità di business ed, in particolare, la possibilità di poter godere delle quattro libertà fondamentali dell’Unione Europea che hanno permesso al paese di crescere in ricchezza e prosperità d’altro canto i primi segnali di indebolimento del ciclo economico stanno venendo a galla.

L’economia è in stagnazione, la sterlina risulta particolarmente debole ed ancora non ha recuperato dai valori pre-referendum ed in particolare il paese, fuori dall’ombrello europeo, dimostra una forte dipendenza nei confronti degli Stati Uniti del Presidente Donald J. Trump.

Ciò si nota soprattutto in politica estera, dove i venti di guerra tra Iran e USA stanno spingendo il paese ad un possibile interventismo nonostante la contrarietà dei britannici di scendere nuovamente in guerra al fianco degli alleati come accade in passato con l’ex primo ministro Tony Blair.

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L’instabilità del paese rimarrà forte soprattutto dopo il 31 Dicembre del 2020 se il primo ministro Boris Johnson non riuscirà a portare a termine la missione che il parlamento gli ha affidato

Foto di Stefano Virgili per gentile concessione

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