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Abbronzatura: la storia che ci muove

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Abbronzatura

Abbronzatura, da simbolo delle classi umili a vero status symbol: vediamo come è cambiata nel tempo

“Abbronzatissima” è il titolo di una nota canzone degli anni sessanta ed è ciò a cui aspira la maggior parte dei bagnanti che vediamo stesi sotto i raggi del sole per ore ed ore in queste calde giornate estive in cerca dell’abbronzatura perfetta.

La storia insegna, però, che l’essere abbronzati non sempre ha avuto una connotazione positiva.

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Sin dai tempi dell’antica Roma, una carnagione più chiara o più scura era un segno distintivo dell’appartenenza ad una classe sociale. Bianchissima, infatti, quella dei patrizi e ambrata quella dei plebei.

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La pelle più scura, infatti, era segno di lavori umili e attività faticose svolte all’aperto e soprattutto in campagna. Con la loro pelle pallida, protetta rigorosamente con ombrellini e cappellini, i nobili dimostravano che non avevano bisogno di lavorare.

Solo con l’inizio del novecento, grazie alla rivoluzione sociale e industriale, la situazione cambiò.

Lo sviluppo delle industrie, infatti, richiamò tanti lavoratori che fino ad allora erano dediti all’agricoltura provocando così un mutamento del loro luogo di lavoro.

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Dalle tante ore trascorse all’aperto e quindi esposti ai raggi solari, queste persone si ritrovarono a trascorrere la maggior parte del loro tempo al chiuso nelle fabbriche e nelle industrie.

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I nuovi ricchi, invece, che non appartenevano più solo alla nobiltà ma erano borghesi e imprenditori, cominciarono a viaggiare favorendo così lo sviluppo del turismo. L’abbronzatura, così, diventa sinonimo di viaggi e ovviamente di agiatezza economica.

Si assiste pertanto ad un ribaltamento della situazione. Il pallore è per i meno abbienti chiusi in ufficio e fabbriche costretti a lavorare. La pelle ambrata, invece, è per il ceto ricco che va in vacanza, viaggia alla scoperta di nuovi posti e in questo caso, anche di spiagge.

Non solo le rivoluzioni, la diffusione dell’abbronzatura si deve, e volendo usare una terminologia moderna, all’influencer di quei tempi, una certa Coco Chanel. Senza rendersene conto contribuì così a lanciare la moda della tintarella.

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Dopo una vacanza in costa azzurra durante cui aveva trascorso molto tempo esposta al sole, Coco accolse le sue clienti e uscì in pubblico sfoggiando questo colorito ambrato. Ovviamente, tutto ciò che faceva colei che aveva inventato l’eleganza, non poteva che essere “cool” e in quanto tale imitato.

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Infine, non si può non fare un accenno anche al contributo della medicina nella diffusione di questa pratica che ogni anno richiamata sulle spiagge, e non solo, milioni e milioni di persone.

Sul finire dell’ottocento, il premio Nobel Niels Ryben Finsen scopri la fototerapia. Grazie ad essa mise in risalto i benefici del sole per debellare alcune malattie (tubercolosi, rachitismo, ecc.): un motivo in più per prendere il sole!

L’abbronzatura, pertanto, che oggi consideriamo semplicemente una questione estetica, ha avuto una sua storia che rappresenta una notevole testimonianza sociale e culturale dell’occidente europeo.

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Quindi, quella “banale” abitudine di passare ore ed ore stesi al sole non è nata all’improvviso ma altro non è che frutto di un percorso storico cominciato qualche millennio fa perché … è sempre la storia che ci muove!

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