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La Fondazione Erri De Luca dona 10 borse di studio a universitari migranti

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La Fondazione dal 2015 dona borse annuali a chi ha scelto di restare in Italia per intraprendere o continuare gli studi

Studiare, conoscere il mondo, dar luce alla curiosità è il modo, l’unico da sempre, tramite cui l’umanità può continuare e tramandare l’esperienza e il viaggio dell’esistenza.
È dal 2015 che la Fondazione Erri De Luca, in sinergia con l’Università degli studi di Napoli Federico II e la Comunità di Sant’Egidio, dona borse di studio a studenti migranti che hanno intrapreso i proprio studi in Italia permettendo loro di restare e continuare a coltivare certi felici pruriti.

Ieri, 5 novembre, nell’Aula Magna della Scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant’Egidio in vico San Nicola a Nilo, ne sono state assegnante dieci.

Addirittura sei sono studenti federiciani: Talveen Kaur (India, Scienze Politiche), Odirachukwunma Abogwalu (Nigeria, Medicina, lingua inglese), Precious Ukwuoma (Zimbawe, Medicina, lingua inglese), Guido Antony Marco Mirando (Sri Lanka, Biotecnologia), Amantha Aluth Muhandiramlage (Sri Lanka, Biologia Generale e Applicata), Nehal Shuja (Afghanistan, Scienze Politiche) e Aminata Mbaye, Jennipha Udenson Bempah, Mojibullah Khadem, Pride Kufakwedeke.

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E per far capire lo spirito che avvolge l’iniziativa, si testimonia il gesto di Maksim Pronka, studente proveniente dalla Bielorussia che, premiato l’anno scorso, ha rinunciato alla propria borsa di studio perché ormai a pochi giorni dalla seduta, cedendola a un collega.

“Per il comune impegno a facilitare l’inserimento di studenti meritevoli immigrati, figli di immigrati e profughi nel sistema della formazione superiore italiana, nel rispetto del diritto universale e individuale all’istruzione e nell’intenzione di promuovere una maggiore divulgazione dei valori del multiculturalismo, della solidarietà sociale e dell’inclusione sociale”.

A conclusione delle testimonianze dei borsisti, Erri De Luca ha ricordato che la determinazione con cui i ragazzi affrontano i propri studi dimostrano che non sono solo il nostro futuro ma sono già il nostro presente: «Il presente dell’unico mondo in cui vogliamo abitare».

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