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La destinazione ignota del Binario 21

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Foto di Maria Rosa Palma

Nato per il trasporto del servizio postale, il binario 21 cambiò funzione tra il 1943 e 1945 quando da lì cominciarono a partire vagoni diretti ad Auschwitz

Le stazioni di ogni grande città rappresentano luoghi caratterizzati da grande fermento: da qui passano persone, merci e a volte anche una “brutta storia”.

Durante l’occupazione nazista, dal binario 21 della stazione centrale di Milano, ha avuto inizio una delle pagine più tristi del passato della città lombarda.

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Nato per il trasporto del servizio postale, il binario 21 cambiò funzione tra il 1943 e 1945 quando da lì cominciarono a partire vagoni pieni di ebrei, perseguitati religiosi, politici diretti ad Auschwitz e ad altri campi di concentramento europei. Fu scelto proprio quel binario per la sua posizione nascosta al di sotto del manto stradale in modo tale che tutte queste deportazioni potessero essere non viste dai cittadini o da altri viaggiatori.

Nel giorno della memoria – 27 gennaio –  del 2003, fu inaugurato il Memoriale della Shoah proprio al binario 21, simbolo e luogo da cui l’olocausto a Milano ebbe inizio e anche unico luogo di deportazione rimasto ancora integro.

Questo spazio multimediale di circa 7.060 m², sito sotto la stazione milanese, nasce con lo scopo, non di diventare un ulteriore museo della memoria, ma luogo di riflessione dove, mettendo in moto tutti i sensi di cui siamo dotati, ci immergiamo, quasi sprofondando perdendo il senso del tempo e dello spazio, in una pagina “disgustosa” della storia umana.

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Posto su due piani, quest’area museale è suddivisa in vari spazi tra cui alcuni particolarmente evocativi e suggestivi. Appena entrati nell’atrio, abbiamo di fronte un muro di cemento armato che suscita sentimenti di freddezza, impassibilità, o per meglio dire, come sottolineato anche dalla scritta che dallo sfondo grigio emerge in tutta la sua durezza, Indifferenza: una parola che non solo vediamo ma la sentiamo come un rumore così forte, assordante tanto da farci quasi portare le mani alle orecchie come per difenderci da un suono sgradevole e insopportabile.

Altro luogo evocativo è l’Osservatorio, uno spazio dove viene proiettato il film dell’istituto Luce che, grazie anche alle testimonianze dei sopravvissuti, ripercorre la storia della Shoah ed illustra lo scopo originario di questo binario e di come, invece, i nazisti lo utilizzarono per la “soluzione finale” della questione ebraica tra il 1943 e il 1945.

Arrivati alla “famosa” banchina del binario 21, il peso della crudeltà umana diventa più concreta: come se ci avesse inseguito, qui riecheggia con tutta la sua intensità quell’ Indifferenza a caratteri cubitali a cui si unisce lo stridore delle rotaie che, tra grida dei “passeggeri”, urla delle SS e latrati dei cani, si mettono in moto per la “destinazione ignota”.

Inoltre, in quest’area sono presenti quattro vagoni merci originali su cui venivano ammassati con forza e con spranghe i prigionieri.

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Su ogni carro, rigorosamente “sold out”, erano stipati, senza distinzione di età e sesso, circa 80 persone che per almeno sette giorni avrebbero condiviso il viaggio in condizioni disumane facendo da preludio a quello che avrebbero vissuto e subito una volta arrivati a destinazione.

Lungo la parete della banchina è posto il “Muro dei Nomi” che ricorda i 774 passeggeri che da qui partirono il 6 dicembre 1943 e il 30 gennaio 1944 con destinazione Auschwitz: tutti i nomi sono incisi in bianco tranne 27 (i soli sopravvissuti) in arancione. E’ un tentativo simbolico, illuminando e mettendo in evidenza a rotazione un nome, di dare alle vittime ciò che fu loro tolto in vita: la dignità.

Dopo un’esperienza così coinvolgente, si avverte quasi la necessità di uno spazio dove rilasciare le proprie emozioni. Il cosiddetto Luogo di Riflessione, alla fine della banchina, nasce proprio con questo scopo: luogo privo di distrazioni, poche luci e suppellettili tranne una panchina su cui sedersi e meditare, pensare, pregare. Rappresenta un momento di riposo per il nostro animo e la nostra mente appesantiti dalla responsabilità di questo scempio: ovviamente, non perché vi abbiamo partecipato in prima persona ma in quanto appartenente alla stessa razza, quella umana, di chi questa tragedia ha provocato sporcandosi le mani o restando indifferente.

Una delle vittime illustri di questa tragedia, Primo Levi, affermava che “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario“: oltre il ricordare, il Memoriale della Shoah vuole essere anche un luogo attivo di studio, ricerca e confronto per chi c’era, chi c’è e chi ci sarà per non ripetere più ciò che è stato e non avrebbe dovuto essere.

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