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Space economy, in Italia produzione da 8 miliardi e 23mila addetti
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Il rapporto ISTAT sulla space economy 2021 mostra un settore in crescita, trainato dall’upstream, con alta produttività, forti export e grande presenza di multinazionali
La Space Economy in Italia: 8 miliardi di produzione e alta produttività
L’Istat ha pubblicato il primo Conto tematico sull’economia dello spazio relativo al 2021, realizzato secondo le linee guida ESA ed Eurostat e frutto della collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana. L’analisi, prevista con cadenza triennale, tornerà nel 2027 con i dati aggiornati al 2024 .
Un settore da 8 miliardi di euro e 23mila addetti
Nel 2021 la space economy italiana ha espresso una produzione di 8 miliardi di euro e ha impiegato oltre 23mila addetti, generando 2 miliardi di valore aggiunto, pari allo 0,1% del PIL.
I flussi con l’estero sono significativi: 2,1 miliardi di esportazioni e 1,6 miliardi di importazioni. Gli investimenti fissi lordi raggiungono 0,7 miliardi, mentre quelli in ricerca e sviluppo ammontano a 0,6 miliardi.
Upstream: il cuore dell’industria spaziale
All’interno della space economy, la componente upstream riveste un ruolo centrale. Nelle definizioni ISTAT, l’upstream comprende tutte le attività che producono beni e servizi destinati direttamente allo spazio, come satelliti, componenti, sensori, sistemi di bordo e lanciatori.
Include quindi tutte le tecnologie e gli input produttivi necessari al funzionamento delle infrastrutture spaziali. Questo distingue l’upstream dal downstream, che usa servizi satellitari (ad esempio telecomunicazioni o dati di osservazione), e dalla componente space-derived, che può far uso di tecnologie spaziali senza dipenderne in modo essenziale .
In Italia l’upstream impiega 14mila addetti, genera 4,1 miliardi di produzione e 1,3 miliardi di valore aggiunto, attivando 1,8 miliardi di export e 1,2 miliardi di import. È anche l’area con la più alta produttività dell’intero sistema: 94,1mila euro per addetto, oltre l’80% in più rispetto alla media nazionale.
Manifattura e servizi: dove si crea valore
Le imprese manifatturiere della space economy producono 1 miliardo di valore aggiunto e impiegano 10,5mila addetti.
I comparti principali sono:
- Altri mezzi di trasporto (700 milioni)
- Elettronica (205 milioni)
- Macchinari (45 milioni)
che insieme generano oltre il 90% del valore aggiunto manifatturiero e attivano 1,4 miliardi di export .
Nel terziario, invece, il valore aggiunto ammonta a 955 milioni con 12,6mila addetti. I settori più rilevanti sono:
- Software (226 milioni)
- Telecomunicazioni (104 milioni)
- Programmazione e trasmissione (133 milioni) .
Dominio delle grandi imprese e ruolo delle multinazionali
Il settore è fortemente concentrato:
- le grandi imprese producono il 78% del valore aggiunto (1,5 miliardi) e impiegano 17,8mila addetti;
- micro e piccole imprese generano solo 121 milioni e un numero limitato di posti di lavoro (1,5mila).
Le multinazionali, sia a controllo italiano sia estero, generano il 90% del valore aggiunto e attivano quasi tutti i flussi commerciali: 1,5 miliardi di import e 2 miliardi di export.
Dove cresce la space economy in Italia
Quasi il 90% dell’attività “space” è concentrato tra Centro e Nord-Ovest.
Le regioni più rilevanti sono:
- Lazio: 0,8 miliardi di valore aggiunto e 8mila addetti
- Lombardia: 0,7 miliardi, 8,3mila addetti
- Piemonte: 0,2 miliardi, 2,2mila addetti .
Lavoro e competenze: stipendi più alti e forza lavoro qualificata
L’upstream occupa personale con livelli di istruzione elevati: il 32,3% ha un titolo terziario (contro il 16,2% nel resto dell’economia). Le retribuzioni sono nettamente superiori: 41,1mila euro contro 26,5mila, +55% .
Il settore presenta anche:
- una minore quota di contratti a termine (3,7% vs 16,6%);
- una prevalenza maschile (77,1%), ma con gap salariale di genere inferiore rispetto alla media nazionale;
- una quota più ridotta di under 40 (34% vs 40%).
Ricerca e sviluppo al centro della competitività
L’investimento in R&S è uno dei tratti distintivi della space economy italiana:
- 11,9% del valore aggiunto (vs 7,2%)
- valori che sottolineano l’elevato contenuto tecnologico del comparto e la sua forte vocazione innovativa.
- 6,1% della produzione (vs 2,6% media economia)
L’articolo è basato sulla nota informativa rilasciata dall’Istat relativa al 2021. Per coloro che volessero approfondire, si lascia in allegato il documento dell’Istat
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