Cronaca
Voto di scambio politico-mafioso a Melito: 18 indagati
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Voto di scambio politico-mafioso a Melito: tra gli indagati anche il Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale, avrebbero stretto accordi con gli Amato Pagano.
Voto di scambio politico-mafioso a Melito. Un vero e proprio terremoto politico a Melito. Gli agenti della DIA hanno questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di Custodia cautelare nei confronti di 18 indagati. Ad emettere il prrovedimento l’ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. A darne notizia una comunicazione pubblicata sul Sito della DIA
Gli inquirenti ritendono i 18 indagati gravemente indiziati – a vario titolo – gravemente indiziati di scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione.
La misura cautelare tra gli altri ha raggiunto il Sindaco del Comune di Melito di Napoli, il Presidente del Consiglio Comunale e altri due consiglieri comunali. Raggiunto anche il coordinatore dell’azienda incaricata del servizio di igiene urbana della città di Melito di Napoli, padre di un Consigliere comunale, già candidato sindaco alle elezioni del 2021
Il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla DIA di Napoli e coordinate dalla D.D.A a partire dalle notizie inizialmente acquisite sull’interesse della criminalità organizzata ad ingerirsi nelle elezioni del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale di Melito di Napoli.
Gravi indizi di un accordo con il clan Amato-Pagano
Il Gip ha ritenuto che, allo stato, dalle indagini siano emersi gravi indizi sull’esistenza di un accordo già per il primo turno di votazioni, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti della criminalità organizzata operante in quel territorio – clan Amato Pagano – ed alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Marrone Nunzio – quest’ultimo non indagato – avrebbero accettato la promessa, da parte dei referenti dell’organizzazione criminale, di procurare alla coalizione ed allo stesso candidato sindaco i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad esso legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni. In cambio – spiega la Procura – dell’erogazione di somme di danaro e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento omertoso derivante dall’organizzazione camorristica denominata clan Amato Pagano, anche attraverso l’individuazione di candidati alla carica di consigliere comunale di riferimento del clan.
Minacce ad una candidata
Secondo la Procura di Napoli, in questa fase sarebbe stato persino impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con gravi minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan.
Dalle indagini sono emersi gravi indizi sulla circostanza che i rappresentanti della coalizione a sostegno di Mottola, in vista del ballottaggio, riprendevano l’ipotesi di concordare con gli esponenti del clan il sostegno al proprio candidato.
Già al primo turno, infatti, era stato rilevato il progetto anche da parte di costoro di richiedere sostegno al clan; tale progetto era stato accantonato in ragione della verificata conclusione di un accordo a favore della coalizione avversa guidata da Marrone Nunzio.
Secondo quanto riporta la comunicazione della Procura di Napoli. Esponenti della coalizione a sostegno di Mottola, quindi, accettavano la promessa, da parte del referente del clan Amato Pagano (successivamente deceduto il 23 gennaio scorso in seguito ad un agguato di stampo camorristico), di procurare, per il ballottaggio, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo, i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad essi legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell’erogazione a ciascuno di loro di somme di danaro ed altre utilità tra le quali la collocazione o la promessa di posti di lavoro.
Indagini su compravendita di voti per gli organi della Città Metropolitana di Napoli
Nel corso delle indagini sono, altresì, emersi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022.
Individuati, inoltre, gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan.
Il provvedimento eseguito è una misura disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
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