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L’organista di Mainz e altri racconti: la raccolta di Andrea Chimenti

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L'organista di Mainz e altri racconti

Con “L’organista di Mainz e altri racconti” Andrea Chimenti ci porta in otto storie impregnate di nostalgia e pessimismo che i protagonisti cercano di vincere

Casa Editrice: Lorusso Editore
Collana: Buck
Genere: Raccolta di racconti
Pagine: 168
Prezzo: 14,00 €

“L’organista di Mainz e altri racconti” di Andrea Chimenti è una raccolta di otto storie in cui si descrive l’umanità nelle sue tante sfumature. L’autore ha deciso di dare un taglio malinconico e disincantato ai suoi racconti. Crea, così, atmosfere suggestive e presentando personaggi tormentati, in lotta con loro stessi o con il mondo circostante.

Dalla postfazione all’opera della scrittrice e regista Monica Mazzitelli: «Chimenti tocca con delicatezza e senza proclami temi di politica e ecologia, mantenendo su tutto un senso di perdita, di lutto e di nostalgia. C’è un pessimismo sconfinato e rassegnato in queste pagine, dove raramente troviamo un lieto fine quanto piuttosto una sorta di rassegnata consolazione e l’accettazione che il mondo non si possa cambiare, per quanta forza ci possa essere nel proposito iniziale».

Ancora spiega Mazzitelli: «Le intenzioni sono sempre accettabili, come se la loro energia ignifuga primaria le giustificasse, ma poi nel contatto con la realtà si corrompono e deludono. È questa cadenza elegante e dolente che rende le narrazioni di Chimenti così riconoscibili e coerenti, dandoci l’impressione di entrare in un mondo definito e unico».

La postfatrice coglie nel segno quando parla della nostalgia. I racconti, infatti, sono impregnati di questo sentimento che a volte è confortante, mentre altre è quasi intollerabile. Presente nelle storie anche il pessimismo di cui parla ,sebbene alcuni personaggi cerchino strenuamente di ribellarsi al loro destino avverso nonostante siano consci della loro tragica situazione

È quindi, come lo definisce la Mazzitelli, un “pessimismo del sognatore”. C’è infatti ancora la speranza e il desiderio di trascendere il dolore, e di trovare la pace. È ciò che accade, ad esempio, nel racconto “I dodici bottoni di Josef Hoberhauser”. Ci troviamo a Berlino nel 1970 e Boris Shevchenko riceve una lettera con dentro un bottone di metallo e un biglietto con un messaggio non firmato: «Sabato 27 giugno 1970, ore 13 a Monaco di Baviera ti aspetto al ristorante Franziskaner Poststüberl in Residenzstrasse 9».

Lui sa bene chi lo sta contattando e conosce il significato di quel bottone. L’autore ci porta con un salto nel passato al 1942. Osserviamo il protagonista mentre cerca di sopravvivere nel campo di sterminio di Belzec.

Nel presente, egli ha un incontro cruciale per chiudere i conti con il suo passato traumatico: ma cosa sceglierà di fare? Si abbandonerà all’odio e alla vendetta o prenderà la strada della redenzione? È l’autore a narrarcelo in una storia che colpisce al cuore, così come tutti gli altri racconti di questa intensa raccolta.

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