Sabato, 04 Marzo 2017 13:13

Giugliano, la legge sugli Ecoreati: un bilancio a due anni dall'approvazione

Scritto da Domenico Vigliotti
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Giugliano, la legge sugli Ecoreati: un bilancio a due anni dall'approvazione Momento del convegno - Foto: Vigliotti

Giugliano in Campania, a due anni dall'approvazione della legge sugli Ecoreati, formalmente nota come legge 68/2015, qual è il bilancio che se ne può trarre e quali sono le criticità emerse dalla sua applicazione? Se n'è parlato a Giugliano in Campania, nell'ambito di un convegno promosso dal parlamentare del Movimento 5 Stelle Salvatore Micillo, giuglianese e padre della legge. A commentare i risultati conseguiti dal nuovo impianto normativo sono convenuti: Luigi di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati; Raffaele Piccirillo, direttore generale dell'Ufficio affari penali del Ministero della Giustizia; Sergio Costa, Generale comandante della Regione Campania dell'Arma dei Carabinieri Forestale e Stefano Cifrani, direttore nazionale di Legambiente.

Un impegno e una battaglia durata quattordici anni.
L'onorevole Micillo ha ricordato il difficile percorso che ha dovuto attraversare questa legge che pur con i suoi limiti «rappresenta un grande passo avanti perché ha avuto contro Confindustria e anche una parte dell'ambientalismo "perfetto"». Identificando con tale aggettivazione quelle forze politiche che «per vent'anni pur sedute in parlamento non sono riuscite a cambiare il corso degli eventi o a produrre leggi che potessero scalfire questo fenomeno alla ricerca del testo di legge perfetto. E consentiteci di gioire che su questo territorio non si è costruito l'inceneritore ma sorgerà una nuova caserma dei Vigili del Fuoco». Gli effetti della legge 68 sono tutti nei numeri che parlano chiaro, in un anno e otto mesi ci sono state 947 ecoreati contestati, 1185 persone denunciate e 229 beni sequestrati per un valore di quasi 24 milioni di euro.

Sembra di essere alla periferia dell'Impero dove lo Stato non si avverte più
«Sappiamo di essere in ritardo - ha commentato Luigi Di Maio - abbiamo chiesto per anni al Parlamento di ispirare e concepire una legge che mandasse in galera chi si macchiava di questi reati quella legge non è mai arrivata fin quando non siamo arrivati in Parlamento e, sebbene non da soli, siamo stati uno dei tasselli fondamentali per raggiungere questo obiettivo». «Non siamo qui a celebrare un successo - ha proseguito Di Maio - che risolverà tutti i nostri problemi perché siamo in ritardo come cittadinanza e per anni abbiamo tollerato che a Roma si facesse qualunque cosa. Poi ad un certo punto abbiamo raggiunto l'apice della sopportazione e abbiamo messo in moto una rivoluzione che ci ha portato dopo tre anni ad una legge che doveva essere approvata in tre giorni o in tre settimane. Ma la rivoluzione più grande non passa necessariamente attraverso la produzione di nuove leggi spesso abbandonate ma attraverso un diverso atteggiamento culturale. Questa è una legge d'iniziativa parlamentare di cui stiamo monitorando i risultati». Ma quali sono questi risultati.

Introdotti nuovi reati dalla legge 68.
Ed è stato proprio Cifrani che nell'esporre i dati raccolti da Legambiente sugli effetti della legge 68, l'ha definita, citando Luca Ramacci, magistrato di Cassazione, «una legge che rappresenta una svolta epocale». La legge sugli Ecoreati, infatti, ha codificato come delitti una serie di reati contro l'ambiente, prima rientranti in norme più generali e precisamente: l'inquinamento ambientale, il disastro ambientale, il traffico e abbandono di materiale radioattivo, l'impedimento di controllo e l'omessa bonifica. Ha previsto l'aggravante in caso di lesione o morte e la responsabilità giuridica delle imprese, quindi a pagare non è più il solo amministratore delegato ma è possibile attaccare tutto il patrimonio dell'azienda che ha smaltito illegalmente i rifiuti.

Gli effetti in termini processuali e preventivi.
Come illustrato da Raffele Piccirillo risultano, inoltre, aumentati notevolmente anche i termini di prescrizione di questi reati che vanno dai 12 anni per il reato di inquinamento ambientale ai 30 anni per il reato di disastro ambientale. Ciò ha determinato la conclusione già di 41 processi intentati contro chi inquina perché la nuova legge ha reso inutile tentare di puntare alla prescrizione. Ma la 68/2015, prevedendo sanzioni di carattere penale e non più unicamente pecuniarie, ha disincentivato un certo tipo di scelte;  vi è, infatti, la possibilità prevista dal nuovo testo, nei casi in cui non si sia ancora determinato un danno all'ambiente, di un ravvedimento operoso attuato attraverso l'adozione di prescrizioni di sicurezza ambientale e il pagamento di un'ammenda. Ciò ha imposto alle aziende standard di sicurezza più elevati costringendole a mettere a bilancio il costo ambientale che s'infligge alla collettività laddove si tentasse di risparmiare smaltendo in modo illegale i rifiuti. Piccirillo ha però evidenziato anche una criticità emersa dall'adozione del testo sugli Ecoreati derivante dai maggiori oneri finanziari connessi all'adozione di attività d'indagini complesse e onerose dal punto di vista tecnico e scientifico.

I nuovi strumenti investigativi.
Il generale Costa ha, invece, analizzato gli strumenti investigativi messi a disposizione dalla legge 68, in particolare evidenziando la differenza che intercorre tra il traffico organizzato di rifiuti e il traffico di rifiuti. Il primo punito penalmente ed il secondo punito ancora con una contravvenzione. La legge - spiega Costa - così facendo distingue l'eco-delinquente dall'eco-criminale e consente di convogliare le esigue risorse investigative verso gli eco-mafiosi. Ma dalla caratterizzazione penale del reato ambientale come delitto ne deriva la possibilità di utilizzare come strumenti investigativi le intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché dalla possibilità di effettuare delle rogatorie internazionali. Dai dati dei Carabinieri i controlli effettuati dall'adozione della legge sugli Ecoreati in ambito ambientale su tutto il territorio nazionale, ad oggi, sono 110.000 e su 50.000 persone controllate vi sono state sanzioni o denunce nel 78% dei casi. Di questi 110.000 controlli circa il 15% riguarda quelli che Costa definisce macroreati, per distinguerli dai piccoli reati ambientali, ossia quelli commessi da ecomafiosi o comunque aventi rilievo in ambito penale grazie alla legge 68/2015.

Gli uomini a disposizione per i controlli e il loro impiego.
Certamente gli uomini disponibili sono ancora insufficienti ma Costa ha annunciato l'intenzione dell'Arma dei Carabinieri di potenziare l'organico dei Carabinieri Forestali, almeno in Campania, per imprimere un'azione di contrasto ancora più energica e assolvere ai numerosi compiti ad essi affidati, alcuni anche di alta specializzazione per quel che riguarda i rilievi tecnici su i terreni sospetti di essere contaminati. All'azione investigativa si accompagna la costituzione di un nuovo gruppo di lavoro dell'Arma costituito dagli specialisti dell'ambiente, dagli specialisti nel settore del lavoro e quelli della territoriale. Questo nuovo gruppo ha come finalità quella d'intervenire su chi produce il rifiuto cioè quelle aziende che lavorano in nero, in regime di evasione fiscale, contributiva e ambientale e che poi attiveranno la filiera del rifiuto che verrà depositato, seppellito o incendiato, perché queste ultime avranno la necessità di smaltire da qualche parte i propri rifiuti. Non s'interviene, dunque, solo su chi materialmente smaltisce illegalmente il rifiuto ma anche su chi commissiona il reato.

A conclusione del convegno è emersa la complessa attività di contrasto agli ecoreati svolta da soggetti diversi che cooperando come una squadra perseguno un comune obiettivo. Ma è altrettanto evidente che certe cose come il diritto alla salute devono essere patrimonio di tutti perché nessuno può comprare il diritto di rovinare la salute degli altri per ottenere un profitto.

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